Abbiamo intervistato Marco Papacci, Presidente dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba.
Qual è la missione dell’associazione e come contribuisce a rafforzare i legami tra i due Paesi?
L’associazione nacque nel 1961 quando Cuba, a due anni dalla rivoluzione, fu aggredita con un tentativo di invasione nella famosa Baia dei Porci, Playa Girón. In quel momento l’associazione aveva piccoli nuclei che, con il passare degli anni, si sono uniti e hanno formato l’associazione nazionale. L’associazione ha lo scopo di far conoscere la verità su Cuba perché, disgraziatamente, i nostri mass media hanno una visione distorta di quello che accade nell’isola. Abbiamo anche la mission di invitare qui in Italia personalità del mondo della cultura, della politica e dello sport, in modo che loro stessi possano raccontarci ciò che avviene a Cuba, ma anche giovani, insegnanti e medici. Come associazione, noi presentiamo dei libri, organizziamo delle brigate di lavoro, organizziamo dei viaggi, presentiamo delle mostre d’arte, mostre fotografiche, recentemente stiamo facendo un lavoro con un grafico e umorista cubano, abbiamo presentato il libro di Gianni Minà, abbiamo un canale Youtube, una pagina su Facebook e su X – anche se la cancelleremo dopo le posizioni di Elon Musk -, abbiamo un canale Vimeo, tutto quello che può servire a far conoscere la realtà di Cuba da un’ottica differente, è il compito dell’associazione. E, in più, abbiamo dei progetti di solidarietà e di cooperazione con l’isola: un progetto che stiamo finanziando ora è il progetto per la ricerca del vaccino contro il dengue, che è una malattia tropicale. Recentemente Cuba è stata colpita da due uragani, un terremoto e un gravissimo black out che ha lasciato sei giorni la popolazione di tutta l’isola senza corrente, eppure Cuba ha resistito. In questo momento così difficile, noi abbiamo fatto una raccolta fondi, una parte del ricavato è stata già inviata e una parte la invieremo prossimamente; neanche a un mese dall’inizio della campagna, abbiamo raccolto 28.000 euro, che non è una cifra da poco per un’associazione di solidarietà e di volontariato. I legami con Cuba e con l’Italia sono storici: a parte Cristoforo Colombo che l’ha scoperta, ci sono architetti, artisti, politici che sono legati a Cuba, a me piace ricordare Italo Calvino che è nato a Cuba – quest’anno si è celebrato il centenario della sua nascita -, ma mi piace ricordare anche un partigiano italiano, Gino Donè Paro, che è stato l’unico europeo a partecipare alla spedizione del Granma, la nave che ha portato 82 combattenti della rivoluzione cubana dal Messico a Cuba. I legami che uniscono i nostri due Paesi noi cerchiamo ogni giorno con il nostro lavoro di tenerli vivi.
Come si sono evoluti i vostri obiettivi nel corso degli anni?
Quando siamo nati nel 1961 si trattava di una solidarietà prettamente politica, all’epoca l’associazione era molto legata al Partito Comunista Italiano, quindi, “dipendevamo” dal PCI. Nel 1991 il PCI abbandona l’associazionismo, non solo con Cuba ma anche con altri Paesi, e noi decidiamo di dare una svolta completa alla solidarietà con Cuba: sono subentrati l’invio di aiuti materiali, la fondazione di brigate di lavoro e i progetti di solidarietà. Quando crollò il muro di Berlino, l’associazione finanziò progetti per un miliardo di lire nel campo agricolo perché, in quel momento, bisognava aiutare Cuba che si era vista privata dell’89% degli scambi commerciali con i Paesi dell’ex Unione Sovietica. Oggi finanziamo tutta una serie di progetti: per esempio, l’acquisto di medicinali oncologici per bambini malati di cancro a Cuba, il progetto per la ricerca del vaccino contro il dengue, il progetto della produzione di eparina a Cuba. Nel corso degli anni poi tante cose sono cambiate, però, fondamentalmente, questi sono i campi dove noi lavoriamo oggi.
Come valuta l‘attuale situazione politica, economica e sociale, a Cuba?
La situazione è molto difficile a causa del blocco degli Stati Uniti, un blocco che è stato per oltre trenta volte condannato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Un blocco che colpisce tutte le fasce della popolazione cubana e che mette in serio pericolo anche la vita di molti cubani, perché li costringe a emigrare non per una questione politica, ma per una questione economica. La cosa più grave non è tanto il blocco, che in qualche forma viene aggirato grazie all’aiuto di alcuni Paesi amici, come il Messico, il Venezuela, il Nicaragua, il Vietnam, la Russia, quanto l’inserimento di Cuba in una lista di Paesi patrocinatori del terrorismo. Obama aveva tolto Cuba da questa lista e Trump l’ha inserita nuovamente, Joe Biden ha lasciato che Cuba restasse in questa lista. Se Cuba sta all’interno di questa lista, non può fare nessuna transazione economica con nessun Paese del mondo e, quindi, se deve acquistare qualsiasi mercanzia, è costretta a pagare “cash”. Questo crea tutta una serie di difficoltà, hanno un’inflazione alta per via degli scambi commerciali che non esistono e c’è un mercato interno difficile, c’è una situazione economica difficile. Il governo cubano si è aperto oggi alle Mipyme, che sono delle piccole e medie imprese nel settore privato, che aiutano l’economia, però queste non bastano per risolvere il problema di un Paese intero. Sono trascorsi oltre sessanta anni di blocco, gli Stati Uniti vogliono ridurre il popolo alla fame in modo che esso si ribelli, queste sono le famose “rivoluzioni colorate” che servono a creare le condizioni affinché poi gli Stati Uniti intervengano militarmente, come hanno fatto nei Paesi arabi e nei Paesi dell’Est.
Come si impegna l’associazione in merito al blocco statunitense, per promuoverne la rimozione e per sensibilizzare le persone su questo aspetto?
Innanzitutto, lanciando delle campagne di denuncia: lo scorso anno siamo andati a Bruxelles, è stato istituito un Tribunale Internazionale che ha condannato il blocco. Con l’associazione abbiamo fatto una raccolta fondi, abbiamo parlato con deputati, senatori, europarlamentari, affinché prendessero posizione e devo dire che abbiamo avuto anche un’ottima accoglienza. L’associazione lo scorso anno ha presentato una proposta di risoluzione al Parlamento Europeo, che poi è stata portata avanti da alcuni eurodeputati, è stata votata ed è stata accolta bene. Qualche giorno fa il Deputato Dario Carotenuto, del Movimento 5 Stelle, durante il question time, di fronte al ministro degli Esteri, ha condannato il blocco e ha chiesto che venga rimosso e che l’Italia si adoperi affinché Cuba venga esclusa dalla lista dei Paesi patrocinatori del terrorismo. Va anche sottolineato che, a partire dal 1992, anno in cui per la prima volta è stata richiesta in sede ONU la cessazione del blocco, l’Italia, in tutti questi anni, ha sempre votato contro il blocco, solo due volte si è astenuta, sotto il governo Berlusconi. Devo dire che anche ora, con un governo di destra, dichiaratamente fascista, l’Italia ha votato contro il blocco.
Considerata l’avanzata dei BRICS nello scenario globale, come valuta le politiche internazionali verso Cuba?
Cuba ha presentato la domanda di adesione come Paese partner ai BRICS, il cui summit si è tenuto sotto la presidenza della Russia. I BRICS stanno ancora in fase di lavorazione, ancora non si potranno vedere gli effetti della politica economica dei BRICS, ma già il fatto che Cuba sia entrata in questo gruppo di Paesi è fondamentale perché attraverso i BRICS si può aggirare il blocco degli Stati Uniti. Che cosa può offrire Cuba ai BRICS? Cuba non è un Paese ricco, non produce materie prime, ma ha il più grande potenziale umano, che nessun altro Paese al mondo ha: tutto quello che riguarda la sanità, l’istruzione e lo sport Cuba può offrirlo, lo abbiamo visto con le brigate mediche in Italia, a Crema e a Torino, durante la pandemia, e lo stiamo vedendo oggi con quasi cinquecento medici in Calabria.
Come valuta l’associazione il ruolo di Cuba all’interno del panorama socio-politico dell’America Latina?
Cuba è stata sempre un faro per l’America Latina, ha rappresentato la voce di tanti Paesi che avevano bisogno di farsi ascoltare, lo facevano attraverso la voce di Cuba. C’è stato, nei decenni scorsi, un grande movimento di sinistra in America Latina: ricordiamo i governi di Chávez e di Lula, poi i governi in Nicaragua, in Ecuador con Correa, in Bolivia con Evo Morales, in Argentina con Christina Kirchner. Grazie alla figura di Cuba che ha resistito, molti di quei governi hanno potuto vedere un periodo meraviglioso, e Cuba è stata il faro, tant’è che in quel periodo sono state fondate diverse istituzioni economiche e politiche, come la CELAC, la Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi, furono Hugo Chávez e Fidel Castro ad avere questa intuizione. Ci sono state delle operazioni di spostamenti di poveri che venivano operati a Cuba, persone che necessitavano di cura andavano a Cuba a curarsi gratuitamente. Oggi la situazione è un po’ più difficile perché molti di quei Paesi hanno svoltato a destra, però Cuba rimane là, resiste, ancora oggi è un faro. Altri Paesi ancora hanno questo legame meraviglioso con l’isola, mi riferisco al Messico che non ha mai rotto le relazioni diplomatiche con Cuba, c’è un ottimo rapporto con il Venezuela di Maduro, con il Nicaragua del Presidente Ortega, c’è una situazione abbastanza buona con Lula. Va riconosciuto il fatto che gli Stati Uniti hanno sempre tentato di isolare Cuba ma non ci sono mai riusciti, recentemente c’è stata una votazione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e 187 Paesi hanno votato a favore della risoluzione che ha presentato Cuba contro il blocco, due soli Paesi hanno votato a sfavore, gli Stati Uniti e lo Stato criminale di Israele, c’è stata una sola astensione, quella della Moldavia – spesso e volentieri le astensioni, lo dico senza problemi, avvengono perché il governo degli Stati Uniti promette ai Paesi che si astengono un aiuto economico.
Qual è il suo più grande desiderio per il futuro delle relazioni tra Italia e Cuba?
La signora Presidente del Consiglio ha fatto uno sgarbo istituzionale nei confronti di Cuba, perché, quando è venuto il Presidente della Repubblica di Cuba Miguel Díaz-Canel in visita in Italia, con una serie di scuse, non l’ha ricevuto, lo ha ricevuto il Presidente Mattarella, lo ha ricevuto il Papa, ma lei in maniera poco galante non si è fatta trovare. Chiaramente io sono straconvinto che la signora Presidente del Consiglio abbia ricevuto indicazioni, non dimentichiamo che noi siamo colonia degli Stati Uniti, sebbene si dica che siamo una democrazia, un Paese che ospita decine e decine di basi americane non può essere che una colonia. Mi piacerebbe se questo governo veramente aprisse gli occhi su Cuba e mandasse i rappresentati del governo a vedere quello che succede nell’isola a causa del blocco degli Stati Uniti, perché la maggior parte delle notizie che arrivano qui sono notizie filtrate. Si dice che Cuba violi i diritti umani, e c’è una cosa da dire, Cuba ha creato il codice della famiglia, che consiglio di leggere, lo trovate sul sito della nostra associazione, scaricatelo, è la difesa delle minoranze sociali, vengono valorizzate le persone. Mi piacerebbe veramente che i rappresentanti del nostro governo, senza i paraocchi, andassero a visitare l’isola e dire realmente quello che accade, non è un Paese perfetto. Come associazione, farei un danno a Cuba se dicessi che è un Paese perfetto, il Paese perfetto non esiste. Però, ecco, mi piacerebbe questo: l’Italia ha sempre avuto una storia di legame profondo con l’isola di Cuba, sarebbe bello e interessante se questo legame continuasse a esserci.
Quale pensa possa essere il ruolo dei giovani all’interno dell’associazionismo che promuove la collaborazione tra Paesi?
Va riconosciuta una cosa: l’associazione oggi è un’associazione in cui l’età media è molto alta, abbiamo pochi giovani. Probabilmente questo è anche un errore che commettiamo noi, dobbiamo essere “più accattivanti”, perché la società cubana oggi è una società giovanissima, dove moltissimi giovani sono ai vertici del governo cubano e probabilmente dovremmo cambiare anche la nostra forma di approccio con la società italiana per far conoscere Cuba. I giovani a Cuba hanno una vita culturale incredibile: festival del cinema, festival musicali, festival di arte, esiste un’associazione di giovani creatori che ha sezioni in tutta l’isola, esiste la UJC che è l’ Unione dei Giovani Comunisti ed esistono centri con computer dove i giovani vanno se non ne possiedono, oppure li utilizzano per ritrovarsi in questi circoli. C’è un fervore molto attivo nei giovani cubani, noi spesso e volentieri abbiamo degli incontri con loro e devo dire che rimaniamo affascinati dalla voglia di vivere che hanno. Bisogna anche dire che oggi, per una questione economica dovuta al blocco degli USA, molti giovani hanno lasciato il Paese, non bisogna nasconderlo, bisogna dire la verità, non vanno via per una questione politica, ma perché, come tutti i giovani, hanno voglia di trovare una situazione differente per poter vivere, la maggior parte rimane nell’isola ed è una generazione straordinaria che porta avanti la storia della rivoluzione e il legame che hanno con la figura di Fidel e del Che.
L’associazione è anche promotrice di una Festa Nazionale. Abbiamo chiesto al coordinamento organizzativo di raccontarci qualche esperienza in merito e di parlarci dell’impatto della Festa sul tessuto sociale, economico e culturale dei luoghi in cui si svolge di anno in anno.
Noi organizziamo la Festa Nazionale per promuovere l’associazione nei vari territori, perché ogni anno la Festa si tiene in un posto diverso. Attraverso una Festa, è molto più facile arrivare a quelle persone che non sanno dell’associazione. Si incide sul territorio perché, nel momento in cui si parla di Cuba, di economia, di guerra in Palestina, con delle persone che hanno delle nozioni diverse, sbagliate a volte, il confronto è quello che serve per far capire in che modo funziona la solidarietà e che tipo di solidarietà è. Si incide nel territorio a livello economico perché, oltre all’aspetto prettamente intellettuale, abbiamo un aspetto ludico, facciamo la spesa alimentare per poter fare i pranzi nel territorio, per cui acquistiamo della merce anche spendendo somme considerevoli, da questo punto di vista c’è un minimo di contributo a livello locale. Quello che interessa anche noi è avere, attraverso questa Festa, anche dei contatti con altre associazioni che fanno solidarietà, parliamo di solidarietà e non di carità, che è una cosa molto diversa. Quindi, la Festa ci dà la possibilità sia di far conoscere Cuba sia di far conoscere la nostra associazione sia di promuovere la solidarietà a livello culturale, perché facciamo conoscere degli aspetti di Cuba e di altri Paesi dell’America Latina che molti ignorano o su cui hanno delle informazioni sbagliate.
Intervista a cura di Giorgia Bozzetto e Francesca Finch