Elezioni nel Regno Unito, si afferma Starmer e il Paese svolta verso la soft left

Sin dalle prime ore successive alla chiusura dei seggi, avvenuta ieri 4 luglio alle 22:00 BST, gli exit poll decretavano la vittoria del candidato laburista, Keir Starmer. E, di fatto, è ciò che è avvenuto. Starmer, ottenuta una maggioranza schiacciante, è giunto al numero 10 di Downing Street nel corso del pomeriggio di oggi, dopo esser stato ricevuto a Buckingam Palace da re Carlo III stamattina, il quale lo ha incaricato di formare una compagine di governo; rivolgendosi al Paese ha dichiarato: “Se io vi chiedessi in questo momento se credete che la Gran Bretagna sarà migliore per i vostri figli, so che troppe persone tra voi direbbero no. E quindi il mio governo combatterà ogni giorno fino a quando non ci crederete di nuovo” (fonte: BBC News).

Per i conservatori, d’altro canto, la notte scorsa è stata molto buia: la loro politica viene bocciata dopo 14 anni, la svolta verso il partito laburista risulta netta. Tuttavia, è una svolta targata “soft left”, vale a dire che è figlia di scelte che tendono verso il centro e che si affidano alla moderazione e alla prudenza nel trattare i temi centrali dell’agenda politica, alla rassicurazione nell’interfacciarsi con i mercati finanziari e con il ceto medio del Regno Unito. Certo, il cambiamento fortemente auspicato da Starmer e dalla sua parte politica è assicurato, concreto e tangibile, ma bisognerà chiedersi nel lungo periodo questo vento di cambiamento quale direzione prenderà.

Nel frattempo, va comunque segnalato il trionfo con 24.120 voti (dati BBC) nel collegio di Islington North di Jeremy Corbyn, ex leader del partito laburista, messosi in gioco in questa manche elettorale come candidato indipendente, dopo esser stato cacciato dal Labour. Il corbynismo aveva offerto la speranza per la costruzione di un’alternativa di tipo progressista e radicale, nel solco della battaglia politica per una Gran Bretagna più giusta, che si potesse occupare dei diritti di tutti i cittadini e tutte le cittadine senza alcuna discriminazione.

Quanto a Keir Starmer, classe 1961, avvocato penalista che ha cominciato la sua scalata politica nel 2014, ha potuto dire “We did it!” al Labour Party, “Ce l’abbiamo fatta”, 412 seggi saranno assegnati al suo partito. I risultati gli attribuisco un grande consenso, un consenso che, secondo molti analisti politici, è dovuto proprio ai suoi toni rassicuranti e contenuti. Il partito laburista ha tenuto la sua campagna elettorale centrandola su un manifesto dal titolo “My plan for change”. Parola chiave: cambiamento. Punti del piano: ridare speranza, rompere il caos creato dai Tories, voltare pagina e rinnovare la nazione. I temi sui quali è stato posto l’accento sono ovviamente molteplici; per citarne alcuni, abbiamo la sicurezza dei confini nazionali, la stabilità economica, l’ammodernamento dei trasporti, la trasformazione del Regno Unito in una superpotenza dell’energia pulita, l’innalzamento degli standard scolastici e della qualità del National Health Service.

Rishi Sunak, primo ministro uscente, durante la tarda mattinata ha chiesto scusa al Paese, dichiarando che il governo composto dai conservatori ha ricevuto un chiaro segnale dagli elettori e dalle elettrici, con una manifestazione di rabbia e disappunto, attraverso il voto (fonte: The Guardian). Sunak, in estrema sintesi, si assume la responsabilità della debacle.

I “LibDems” di Ed Davey si posizionano al terzo posto, mentre l’ultradestra di Nigel Farage ottiene 5 seggi (dati BBC).

In generale, quella del 4 luglio 2024 è un’elezione che fa riflettere: mentre l’asse della politica in Europa si sposta verso la destra più estrema, per quanto riguarda il Regno Unito non ci resta che interrogarci su quali effetti provocherà l’iper-cautela proveniente dall’attuale leadership del partito laburista. Ci vuole coraggio.

Giorgia Bozzetto

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