Ieri 11 luglio, presso la Sala 25 Aprile situata a Cava de’ Tirreni in via Giuseppe Pellegrino, si è tenuta un’assemblea aperta finalizzata a promuovere il dialogo tra individui, partiti, associazioni e movimenti civici e a costituire un coordinamento cittadino di contrasto alla legge sull’autonomia differenziata, sull’onda di quanto sta già verificandosi nelle altre città italiane.
Conscia dell’urgenza di mobilitare in modo massiccio il Sud del Paese, la piattaforma comune creata ieri si propone di inviare un segnale chiaro alla cittadinanza di Cava de’ Tirreni, invitata a partecipare e a collaborare per la buona riuscita della causa di rilevanza nazionale. Rappresentare adeguatamente le questioni in gioco e gli effetti economici che l’applicazione dell’autonomia differenziata avrà sulle regioni meridionali è un punto nodale, affinché si crei consapevolezza attorno alla necessità dell’abrogazione della legge, consapevolezza che dovrebbe poi incentivare la partecipazione al voto in occasione del referendum abrogativo.
In tal senso, il radicamento territoriale sarà fondamentale per il comitato, il quale avrà anche il compito di coinvolgere altri gruppi cittadini, di raggiungere le persone concretamente. Per tali motivi sarà imprescindibile incontrare i cittadini e le cittadine nei luoghi pubblici, presentare il problema, comunicare con strumenti diretti le informazioni essenziali a comprendere le sfaccettature della riforma “Spacca Italia”. La presenza nel comitato di ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e CGIL (Confederazione Generale Italiana del Lavoro), entrambe promotrici a livello statale del progetto culturale e politico di difesa della Costituzione, “La Via Maestra”, offrirà un contributo sostanziale.
Dunque, il coordinamento territoriale di Cava de’ Tirreni si prefigge di condurre una battaglia per l’unità di Paese, contro lo sfacelo dell’Italia, con la collaborazione delle forze democratiche e progressiste. Altresì essenziale sarà il coinvolgimento di segmenti specifici della popolazione, come i lavoratori e le lavoratrici dei settori dell’istruzione e della sanità, particolarmente colpiti dalla riforma.
In città vi è bisogno di mobilitazione, di partecipazione, di rivendicazione di diritti fondamentali.