Il rock e la chitarra elettrica: mai connubio fu più riuscito e denso di suggestioni e promesse.
Talmente forte da resistere alle cadute di tensione, alle fasi di conformismo e di noia che la musica popolare contemporanea, martoriata dalla piattezza della dittatura del mercato e delle produzioni pensate a tavolino, non manca di dispensare generosamente negli ultimi anni. Eppure c’è sempre chi conforta gli entusiasmi dell’appassionato popolo del rock.
The Amazons, a dispetto del nome, sono un un gruppo tutto maschile nato nella provincia inglese, ma con un suono che è una summa di riferimenti che travalica i limiti del british e che si fa sintesi di antiche e profonde ispirazioni, calandosi al tempo stesso in un sentire tutto contemporaneo.
Originali e graffianti
La loro specificità, originalità, che li ha portati a essere considerati sin dal disco di esordio uno dei gruppi più interessanti e promettenti della nuova scena rock britannica, è tutta in una fusione di
impatto molto deciso tra vocalità e corrosiva ruvidezza del suono della chitarra elettrica. Una pietanza musicale assai creativa che fa venire in mente le cose migliori dei Jane’s Addiction. Ma
con le dovute distanze. Gli Amazons hanno una impronta tutta loro e i riferimenti sono giusto un rapido punto di entanglement emotivo, un attimo di coniugazione di quantistica musicale che non toglie nulla alla particolare caratterizzazione del gruppo.
Il nuovo album
Significativo il titolo del nuovo album “Future dust”, da poco pubblicato, allusivo di un avvenire non esattamente splendente per il nostro mondo. E’ un disco in cui l’impostazione pop della band di
Reading sposa una inclinazione più graffiante e classicamente rock, raggiungendo momenti particolarmente felici nel brano “Mother”, che si inserisce nella migliore tradizione della formazione
inglese, che calca le scene dal 2014 e che ha conquistato prestigiosi apprezzamenti dalle riviste specializzate di mezzo mondo.
Il disco, nel suo insieme, non sempre mantiene gli stessi momenti di tensione emotiva ma rappresenta una valida conferma delle ottime premesse poste dagli Amazons nel precedente lavoro. E’ certamente un album che rappresenta un punto di maturazione per molti versi, anche se lascia intravvedere al tempo stesso il rischio di cadere nell’autocitazione. Tentazione che potrebbe diventare un ostacolo per le future evoluzioni del suono della band. Che
ancora mantiene un buon impatto e una freschezza decisamente inconsueti nel panorama musicale pop rock attuale.
Tra passato e futuro
Il suono della chitarra resta inserito in maniera originale nel complesso del tessuto musicale, anche se talvolta concede un tantino di spazio a tentazioni rievocative di atmosfere anni 70. Cosa che non è un male in sé, ma considerata la novità rappresentata dal suono del gruppo, rischia di diventare un elemento “corruttivo”, che va benissimo finché si ferma a dosi omeopatiche. Anzi può diventare fattore di crescita e maturazione. Come accade nel brano “Doubt it”, che è una riuscita miscellanea di vecchio e nuovo rock con una chitarra brillante in evidenza.
Il disco è decisamente più accattivante nei suoi episodi più graffianti e rockeggianti. E tuttavia convince anche nei suoi lati meno ruvidi, come nel caso del brano Georgia, che pare addirittura venato di ispirazioni eaglesiane. Insomma un album che potrebbe conquistare il gradimento del pubblico non solo britannico. Le premesse ci sono tutte, vedremo come andrà. Vedremo se il futuro, almeno il loro, sarà libero dal velo di malinconiche e impolverate prospettive.
Happy “future dust”, Amazons.
Franco Matteo
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