Nel mese di aprile 2025, la città di Cava de’ Tirreni accoglierà la mostra “Qui resteremo”, allestita presso la sala espositiva del Complesso Monumentale di San Giovanni, in Corso Umberto I, 167. L’iniziativa, in programma dal 19 al 30 aprile (ad eccezione di 20 e 21 aprile) sarà aperta dalle ore 17:30 alle 20:30; è promossa dall’associazione Gaza Fuorifuoco Palestina in collaborazione con Sodalis CSV, associazione Agorà, associazione iusta mundi, Punto J Einaudi, Consolato Generale della Repubblica Bolivariana a Napoli e Classi edizioni, e gode del patrocinio del Comune di Cava de’ Tirreni.
“Qui resteremo” coinvolge fotografi e giornalisti palestinesi, con lo scopo di fornire una testimonianza visiva di ciò che subisce ogni giorno chi vive nella Striscia di Gaza e nei territori palestinesi occupati. Attraverso scatti fotografici da Gaza e dalla Cisgiordania, affiancati da tavole di “Kufia, Matite italiane per la Palestina”, l’esposizione narra del genocidio palestinese e della lotta anticoloniale.
L’inaugurazione della mostra, prevista per sabato 19 aprile alle ore 18:30, vedrà la partecipazione di: Vincenzo Servalli, in qualità di Sindaco di Cava de’ Tirreni; Ali Rashid, ex Segretario dell’Ambasciata Palestinese in Italia; Omar Soleiman, in rappresentanza della Comunità Palestinese della Campania; Concetta Bozzetto, Presidente dell’associazione Agorà; Patrizio Esposito, di Gaza Fuorifuoco; Alessia Magliacane, saggista, docente ed editrice. In questa occasione, inoltre, sarà presentata la performance “La menzogna della storia in una scatoletta di latta”, a cura di Mario Eleno e Manuela Mosè.
Le opere esposte comprendono tavole di alcuni dei più noti fumettisti e illustratori: Igort, Andrea Pazienza e Marina Comandini, Guido Crepax, Sliman Mansour, Giuseppe Palumbo, José Muñoz, Daniele Scandola, Massimo Giacon, Magnus, Milo Manara, Lorenzo Mattotti, Oreste Zevola, Arnon Ben- David, David Reeb, Taleb Dweik, Tayseer Barakat, Nabil Hanani, Vauro, Altan, Vincino. Le tavole sono tratte dal portfolio “Kufia”: esso nacque nel 1988 durante la sollevazione popolare nota come Prima Intifada, grazie alla fruttuosa collaborazione tra diverse realtà solidali con la causa palestinese, tra le quali il Comitato Bir-Zeit, l’Alfabeto urbano e la Cuen di Napoli. Fin dagli esordi, vi presero parte famosi fumettisti e disegnatori degli anni ‘80, le cui tavole furono esposte in tutta Italia. Il progetto fu poi rilanciato nel 2002.
La sezione fotografica ospita gli scatti di Abdul Akim Khaled Abu Rayash, Issam Rimawi, Muhannad Abdulwahab, Mahmoud Elyan, Mahmoud Illean, Mohamad Al Baba, Omar Abu Nada, Musa Al-Shaer, Wala Hatem Sabry, Mhanna Al Masri, Taher Abed, Yasser Qudaih, Soha Sukkar, Hashem Zimmo.
La chiusura della mostra sarà accompagnata dall’evento che si terrà martedì 29 aprile alle ore 18:30, durante il quale avverrà la consegna delle opere in esposizione alla Mezza Luna Rossa Palestinese. L’iniziativa ha una duplice finalità: sensibilizzare la popolazione del territorio sulla condizione del popolo palestinese nonché raccogliere fondi per sostenere la comunità di Gaza, attraverso donazioni destinate alla Mezza Luna Rossa Palestinese, organizzazione con scopo umanitario impegnata nel fornire supporto ai bambini. Saranno presenti: Esquia Rubin, Console Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli; Joseph Salman, Presidente Associazione Amici della Mezza Luna Rossa Palestinese; Marco Papacci, Presidente dell’Associazione nazionale di amicizia Italia-Cuba; Francesco Musumeci, cooperante internazionale; Erminia Pellecchia, giornalista; Davide Gatto, giornalista; Alfredo Senatore, amministratore CSV; Luca Pastore, Presidente iusta mundi.
Inoltre, la mostra “Qui resteremo” si inserisce nel percorso di avvicinamento alla Festa Nazionale dell’Associazione Italia-Cuba che avrà luogo a Cava de’ Tirreni nel mese di giugno 2025, consolidando il legame tra solidarietà internazionale, arte e impegno sociale.
A occhi che guardano ma non vedono, opponiamo sguardi vigili, come quelli dei reporter palestinesi, i quali, nonostante la pressante sorveglianza delle Forze di Difesa Israeliane, che negano l’accesso alla Striscia di Gaza ai reporter internazionali e attaccano sistematicamente le infrastrutture mediatiche, continuano a testimoniare, restando radicati alla propria terra. Per illustrare i tentativi di silenziare le voci e le storie delle persone palestinesi, la Relatrice speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese, così scrive: «Costringere le persone al silenzio per evitare che la loro storia venga raccontata rappresenta una forma distinta di dominio». Ed è questa la violenza epistemica (Spivak, 1988), il tentativo, perpetrato dai colonizzatori, di privare un popolo della possibilità di auto-narrarsi e raccontarsi e, quindi, di auto-determinarsi. La storia viene riscritta attraverso le lenti dell’oppressore, il cui linguaggio ha un potenziale violento: la possibilità di relegare alcune soggettività ai margini delle narrazioni. La pulizia etnica comincia da qui. E a tal proposito, Edward Said, attivista politico e scrittore, nella sua critica al concetto di orientalismo, scriveva: «Il piano principale dell’imperialismo è che “noi” vi daremo la vostra storia, la scriveremo per “voi”». Stigmatizzazione, esclusione, disumanizzazione sono frutto di precise dinamiche di potere esercitate attraverso precisi meccanismi coloniali, da anni messi in moto all’interno dello Stato di Israele. Uccisioni, ferimenti, detenzioni arbitrarie sono il prezzo pagato quotidianamente dai giornalisti palestinesi per difendere la libertà di documentare. Silenziare il racconto della realtà, i punti di vista e le opinioni significa tentare di cancellare un’intera cultura. L’attacco ai lavoratori dell’informazione è solo una piccola fetta dell’orrore che viene servito: Committee to Protect Journalists è una organizzazione indipendente e no profit che si impegna a difendere la libertà di stampa e sul loro sito web è presente una cifra in costante aggiornamento, è una cifra che indica il numero di giornalisti uccisi a Gaza, oggi sono 173.
La mostra “Qui resteremo” vuole essere un richiamo, per tutti, al risveglio delle coscienze, a non assuefarsi alle atrocità.
