Cava de’ Tirreni è una città che affronta quotidianamente interrogativi importanti, relativi al tessuto economico-sociale, alla partecipazione della cittadinanza, all’attenzione ai beni comuni, alla cultura. Quale futuro possiamo immaginare per la comunità cavese? Ne abbiamo discusso con Luca Pastore, Presidente di Iusta Mundi (International University Society for Training and Action in human rights).
Iusta Mundi è un’organizzazione con sede a Cava de’ Tirreni, dedita ad attività di monitoraggio e inchiesta sui temi legati ai diritti umani. Il suo scopo è sensibilizzare e informare la comunità non solo sui diritti fondamentali e inalienabili, ma anche sull’importanza della solidarietà tra popoli, della collaborazione e della cooperazione.
Quali sono i principali fattori critici che caratterizzano Cava in questo momento e quali percorsi potrebbero essere intrapresi per fronteggiare le carenze e costruire alternative?
Cava de’ Tirreni è un insieme di bisogni, desideri e diritti. È una città del possibile, è il sogno quotidiano. I principali fattori critici sono le pesanti modificazioni sociali a cui un welfare ancorato al passato non riesce a dare risposte adeguate, le nuove povertà, le disuguaglianze imperanti, la crescente precarizzazione che trascende il lavoro e diventa condizione di vita, l’emergenza climatica, la possibilità di sfruttare reti e tecnologie per garantire trasparenza ed efficacia amministrativa, la cultura come elemento di sutura territoriale. Per fronteggiare le carenze e costruire l’alternativa in questa città c’è bisogno di una visione collettiva e coraggiosa e guardare alla nostra città con uno sguardo nuovo: quello dei cittadini e delle cittadine, ponendo al centro il diritto a una città di tutte e tutti.
Per quanto riguarda la partecipazione politica, pensi che esistano degli approcci da poter usare per incentivare la cittadinanza tutta ad attivarsi e per far sì che si tracci insieme il futuro della Città?
C’è la necessità di individuare nuovi strumenti che consentano di valorizzare e mettere a sistema le tante forme di partecipazione e governo dal basso che esistono nel territorio. L’obiettivo deve essere quello di mettersi in ascolto del territorio a partire dalle pratiche esistenti per creare nuovi e più efficaci strumenti, affiancando ai canali istituzionali moderni organismi di partecipazione. Lo scopo è quello di favorire un’interazione sinergica, un continuo scambio tra cittadine e cittadini, singoli e associati, ed amministrazione, garantendo una più corretta individuazione dei bisogni e una più efficace risposta ai problemi delle singole collettività. Affinché gli strumenti partecipativi siano davvero efficaci e capaci di incidere sui processi decisionali è necessario garantire alcuni presupposti: tempestività nelle decisioni, consapevolezza delle informazioni, massima trasparenza. Uno strumento innovativo che stiamo studiando sono le Case della partecipazione che rappresenteranno il punto principale di interlocuzione tra le cittadine e i cittadini e l’amministrazione comunale.
Credi che sia necessario bilanciare le iniziative economico-commerciali in Città con le iniziative volte alla crescita socio-culturale, al dialogo, al dibattito, all’aggregazione, alla scoperta delle forme d’arte? Se sì, quale idea hai in merito?
Attraverso l’impegno nella cura, conservazione e valorizzazione del nostro patrimonio storico, scientifico, artistico e monumentale da un lato, e con un robusto sostegno alle idee e talenti contemporanei dall’altro, il sistema culturale può e deve svolgere un ruolo cruciale nell’apportare innovazione, crescita personale, collettiva ed economica, nonché benessere alla nostra comunità. Oggi stiamo assistendo a un ridimensionamento di tale percorso. Eventi e contenitori culturali di grande valore hanno, nel corso degli anni, perso il supporto necessario per poter crescere o rimanere in vita e la città si è progressivamente privata di troppi spazi e occasioni di crescita. Va altresì sottolineato come, sempre negli ultimi anni, siano stati avviati con risultati molto interessanti numerosi progetti culturali dal basso che, grazie all’iniziativa di cittadine, cittadini e collettivi, hanno in molti casi rivitalizzato il tessuto sociale ed economico di alcune aree della città. C’è bisogno di un piano straordinario per la valorizzazione degli spazi espositivi comunali e di nuovi spazi che la cittadinanza richiede con forza. C’è bisogno di rafforzare la comunicazione relativa agli eventi culturali. C’è bisogno di rivalutare il budget dedicato al supporto di eventi e manifestazioni affinché possa essere diversificata l’offerta culturale della città, nell’ottica di implementare un programma variegato e maggiormente attrattivo. Altro elemento deve essere la rigenerazione: attrarre investimenti e finanziamenti per recuperare luoghi, restituendoli alla comunità in un processo di reciproca significazione.
Considerando le recenti notizie sul “buco” nelle casse comunali, quali conseguenze ritieni più preoccupanti per la comunità?
La cosa più preoccupante è la scarsa trasparenza delle informazioni. C’è bisogno di un atto di responsabilità: gli organi competenti e le persone competenti devono esporre e condividere immediatamente con i cittadini. La trasparenza è fondamentale in politica e negli uffici pubblici.
Intervista a cura di Giorgia Bozzetto