Ci sono due modi, nel jazz italiano, di interpretare il linguaggio. C’è una maniera tradizionale permeata da una forte mediterraneità e quella più sperimentale, che abbatte frontiere e contamina. Sono due modi diversi di “essere jazzisti in Italia” per dirla come il noto titolo di una vecchia rubrica della rivista Blu Jazz. Questi due modi indicano anche la ricchezza che la nostra nazione esprime. E indica anche la duttilità dei nostri musicisti di saper stare a loro agio in ogni contesto: senza barriere.
Ecco così due esempi di dischi, che pur chiamando a se gli stessi musicisti, hanno la capacità di esplorare e allargare mondi sonori apparentemente distanti. Il primo è l’ottimo “Love Secret” del vibrafonista Pierpaolo Bisogno il secondo e l’altrettanto interessante lavoro del chitarrista Rocco Zifarelli, “Music Unites”. Nei due dischi si colga l’interscambio: Rocco suona nel disco di Pierpaolo e viceversa.
LOVE SECRET – Se volete ascoltare un disco di #jazz che suona nel solco della tradizione post bop ma con la dovuta cura che certa musica mainstream deve avere nel 2019, allora non potete perdervi questo “Love Secret” del vibrafonista Pierpaolo Bisogno uscito per la label Emme Produzioni Musicali. Le prime due tracce (Night Race e Loving Joe) bastano a far capire le intenzioni e la solidità di questo progetto: la qualità dei musicisti che suonano nelle nove tracce è altissima. A partire proprio dal leader, tra i migliori vibrafonisti in circolazione. Pierpaolo Bisogno lo conoscevamo come sideman di lusso ma in questo disco lo si apprezza anche per la sua scrittura. Sette brani a sua firma che sono un crocevia tra quella passione – tutta salernitana – tra un new hard bop e la musica latina e che trovano, nel concetto ombrello della mediterraneità, la cifra stilistica della scrittura di Bisogno. Cifra che affiora soprattutto nelle ballads, dove la cura moderna per certa musica mainstream si rende ancora più evidente. Una parabola, quella tra bop e latin, che affiora anche nella scelta dei due standard “Laurie” del pianista Bill Evans e “The Dolphin” del pianista brasiliano Luiz Eça.
A fare da corona al leader, il pianista Pietro Lussu, che con Bisogno mette in perfetto equilibrio il materiale musicale. E ancora il batterista Marcello Di Leonardo e il contrabbassista Francesco Galatro, una ritmica basso-batteria che trascina la musica con uno timing fantastico. A completare l’organico due ospiti in stato di grazia: il chitarrista Rocco Zifarelli, che giganteggia nelle prime due tracce e Alfonso Deidda al flauto, che in Mood Afrika dialoga con il vibrafono alzando l’asticella delle emozioni e impreziosendo la materia sonora.
C’è swing, tanto swing, grazie a Dio. Un omaggio, scrive Bisogno, a tutta la musica afroamericana dagli anni 60 a oggi. Circa sessant’anni di jazz che, anche con questo disco, non invecchia mai.
MUSIC UNITES – Dice bene Rocco Zifarelli II, quando scrive nelle note di copertina del suo “Music Unites” – uscito per la neonata etichetta Zeta Records – che si tratta di “un progetto che sinceramente non riesco bene a catalogare”. E’ questo un disco in divenire. Che si disvela traccia dopo traccia e nel quale il chitarrista chiama a se tantissimi musicisti (Walter Ricci, Dario Deidda, Alex Sipiagin, Paolo Recchia Music, Steve Michaud, Giovanni Imparato, Pierpaolo Bisogno, Yassine Africantus, Linley Marthe, Paco Séry, Joe Bowie, Freddy Jay, Pippo Matino, Francis Lassus), tanto da diventare un lavoro corale, che “unisce” stili e grammatiche diverse, che fonde il ritmo caotico della modernità con una ricerca costante che si muove su piani melodici differenti.
Così la fusion più incalzante, incontra la morbidezza della bossa, del tango e di quel Mediterraneo che diventa luogo ideale per Zifarelli di rappresentare la sua cifra stilistica (Aural Reprise – Mister Kromback). In primo piano la sua chitarra. Dotato di una tecnica sorprendente, Zifarelli dimostra nei soli una grandissima padronanza dello strumento e tanta poesia quando dialoga, ad esempio, con il basso elettro di Dario Deidda in “Il clan dei siciliani”. Formidabili sono le incursioni del trombettista russo Alex Sipiagin, che affronta i soli con quella potenza mainstream che ben si sposa in questo clima di apertura. “Music Unites” però, potrebbe suonare, almeno al primo ascolto, un po’ caotico. Senza una direzione chiara.
Che salta da una suggestione all’altra senza una linea di continuità. Poi invece appare tutto più chiaro – anche aiutati dalle note di copertina – che si tratta di un viaggio non solo introspettivo, nel quale le esperienze vissute diventano la materia del racconto. Un viaggio aiutato dall’elettronica e dai suoni del circostante, che trasforma l’ascoltatore nel compagno di viaggio di Rocco Zifarelli. E’ lui che vi prende per mano e via accompagna nelle città, tra gli amici e nelle sue storie di jazz. E raccontarvi come questa musica è cambiata e come riesca a cambiarci.
Carlo Pecoraro
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