I lavoratori italiani non hanno nulla da guadagnare dalla guerra
I costi fissi della portaerei da 130 mila euro al giorno e i caccia Eurofighter da 61 mila euro l’ora sono un costo morale ed economico che non possiamo e dobbiamo sopportare.
Il peso maggiore è quello morale che i politici liquidano come “dovere umanitario”.
I lavoratori italiani non hanno nulla da guadagnare dalla guerra, che sicuramente consentirà al Governo, dentro una crisi economica che i lavoratori stanno pagando duramente, di dirottare ulteriori risorse sul fronte degli armamenti giustificando così ulteriori tagli al welfare.
Il decreto per lo sviluppo si fa attendere, ma entro questa settimana dovrebbe essere portato all’esame del Consiglio dei Ministri. Il rafforzato impegno dell’Italia in Libia non è da sottovalutare in chiave di sviluppo poiché parte degli investimenti previsti dal ministro dell’Economia, infatti, dovranno giocoforza essere trasferiti nel budget militare.
E se i bombardamenti dovessero andare avanti per tutto il 2011, il Governo dovrà mettere in conto un miliardo di euro. Senza considerare gli altri fronti in cui l’Italia è già impegnata (Afghanistan, Libano, Balcani, Iraq, Pakistan, Myanmar oltre ad altre operazioni Ue e Nato) che, solo nei primi sei mesi di quest’anno, sono costati 706 milioni di euro. Per parlare di costi della guerra contro la Libia, in tre mesi di missione militare in Nord Africa e per i rimpatri sono stati spesi 700 milioni di euro.
I bombardamenti hanno dei costi variabili che dipendono dal numero delle missioni, dalle armi e dai mezzi impiegati dalle Forze Armate. L’agenzia Ansa riporta, però, delle tabelle di conversione, non ufficiali, che servono per quantificare i costi fissi di navi e aerei per la missione Nato, che vanno dal carburante al personale, dalla manutenzione alle infrastrutture. Ad esempio, la Marina militare italiana ha impegnato quattro navi e quattro aeroplani imbarcati sulla portaerei Garibaldi.
Il costo della portaeromobili è di a circa 130 mila euro al giorno, mentre gli 8 caccia Av-8B Plus imbarcati costano 9 mila euro per ogni ora di missione (ognuna ne può durare anche 5).
A disposizione della Nato anche la un fregata classe Maestrale (la nave Libeccio) che costa giornalmente 60 mila euro; la rifornitrice Etna – 40 mila euro al giorno – e un pattugliatore classe Comandanti, il Comandante Bettica, che costa 15 mila euro al giorno.
Per quanto riguarda l’Aeronautica militare – che attualmente fornisce all’Alleanza atlantica 4 caccia Eurofighter e 4 caccia anti-radar Tornado ECR – gli assetti che potrebbero essere impiegati per i ‘bombardamenti mirati’ sono i Tornado IDS e, forse, gli AMX, le cui missioni dovrebbero essere svolte sotto la protezione dei caccia Eurofighter e dei Tornado ECR.
Anche qui, i costi giornalieri dipenderanno essenzialmente dal numero di sortite e dal tipo di armamento (si pensi che il missile Storm Shadow che potrebbe essere utilizzato dai Tornado Ids arriva a costare quasi 300 mila euro).
Il più caro, da questo punto di vista, è l’Eurofighter, che costa circa 61 mila euro l’ora, mentre i Tornado e gli AMX costano all’incirca 28 mila euro per ora di volo.
Relativamente meno costosi gli elicotteri – dai circa 3.500 euro l’ora degli AB 212 agli oltre 8.000 degli EH 101 – ma finora non si parla dell’impiego di questi velivoli, anche se entrambi i tipi di velivoli sono già a bordo delle quattro navi della Marina.
Bene che vada, il ministero dell’Economia dovrà recuperare oltre un miliardo di euro entro la fine di giugno per rifinanziare le missioni.
E proprio per questo al Tesoro si sta pensando a un nuovo aumento dell’accisa sulla benzina, già deliberato per finanziare il Fondo unico per lo spettacolo.
USB PUBBLICO IMPIEGO COMPARTO DIFESA
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