Studente kurdo ucciso dalla polizia

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04 Dicembre 2011

Ucciso lo studente 21 enne Murat Eliboz

Lo studente universitario 21 enne Murat Eliboz e’ stato colpito a morte dalla polizia durante la manifestazione organizzata ieri a Baglar,quartiere di
Diyarbakir.Eliboz e’ stato ucciso da una proiettile vero usato dalla polizia di Diyarbakir.

Dicle News Agency ha riferito che Eliboz stato e’ stato preso di mira durante il duro l’intervento della polizia sui manifestanti che ieri ha unito l’incontro BDP agli obbiettivi della campagna “Io sono qui. Sto difendendo la mia volontà”.

Eliboz è stato gravemente ferito durante l’intervento in cui la polizia ha usato bombe a gas e proiettili veri, ma non poteva essere salvato, nonostante tutte le risposte mediche immediate.

In decine di migliaia dicono:”Siamo tutti  membri del KCK”

3 Dicembre 2011

L’incontro  del BDP nell’ambito della campagna “Io sono qui. Sto difendendo la mia volontà” ha avuto luogo oggi alla piazza della stazione a Diyarbakir.
Oltre alle decine di migliaia di persone l’incontro e’ stato affiancato dalla presenza dal co-presidente del DBP  Selahattin Demirtaş,deputati e sindaci del BDP, organizzazioni della societa’ civile  e rappresentanti  HAKPAR- KADEP, ÖSP, TŞDK, EMEP, ESP e DTK.

Qui tenendo un discorso Demirtas ha sottolineato che il popolo kurdo non potra’ mai rinunciare alla resistenza.”Lungo la storia il popolo kurdo ha resistito
e si e’ ribellato contro gli sforzi compiuti per condurli alla sottomissione.Allo stesso modo, Amed insorge oggi e dice ‘io sono qui’ “.

Osservando che non solo l’AKP, ma anche i governi precedenti avevano massacrato e torturato le persone nel turchizzare tutti sulla base di ‘una lingua e una nazione’, Demirtas ha detto che Erdogan e chi ha commesso il crimine di assimilazione sarà senza dubbio messo sotto processo un giorno o l’altro”.

Il co-presidente  del BDP ha sottolineato che non potranno mai lasciare i detenuti KCK da soli, aggiungendo che: “Sono il nostro onore e non riusciremo mai a fare un passo indietro.Queste operazioni KCK  hanno lo scopo di spezzare la volontà di persone che stanno coraggiosamente mettendo in scena una resistenza. Caro primo ministro, si deve sapere che stiamo usando il nostro diritto costituzionale per resistere contro la crudeltà”.

Menzionando il processo di una nuova costituzione, Demirtas ha sottolineato che la libertà di stampa, la madrelingua l’istruzione,le governances locali e la diversità delle lingue e delle culture sono materie indispensabili che devono essere trattate in questo processo. Per quanto riguarda la questione curda, Demirtas ha osservato che l’isolamento di Ocalan  dovrebbe essere rimosso e le trattative dovrebbero essere avviate per aprire la strada alla pace.

Demirtas ha continuato dicendo che l’insistenza dell’AKP  nel rompere il movimento del popolo kurdo lo porterà alla propria fine politica. Non c’è modo di ostacolare e porre fine al movimento di un popolo, ha sottolineato Demirtas.

Il  co-presidente del BDP ha concluso il suo discorso invitando tutti ad opporsi a tale crudeltà e per avviare il processo di fronte al passato con la costituzione di una Commissione della Verità.

Nuovi arresti

3 Dicembre 2011

Piu’ politici kurdi posti sotto custodia

21 persone sono state poste sotto custodia oggi nella provincia di Agri e nel distretto di Dogubeyazit,inclusi il presidente del BDP di Agri Mustafa Akyoland
e il presidente cittadino Hafin Demir.Gli arersti si sono succeduti alle incursioni all’ufficio del BDP,alla Municipalita’ di Dogubeyazit,alla Casa di Educazione
Orhan Dogan e in molte abitazioni.

Otto persone che non sono state trovati nelle durante le perquisizioni  a Doğubayazıt sono ricercate dalla polizia. La polizia ha anche perquisito numerose abitazioni a Diyarbakire  e Bitlis.Compresi  il giornalista di Dicle News Agency Ararat Aras ed l’ex  presidente del BDP di Diyarbakir Sudan Güven, almeno cinque persone sono state poste in custodia.

I nuovi arresti giungono alla vigilia della nuova udienza del processo contro oltre un centinaio di politici Kurdi arrestati nel dicembre 2009, nel contesto della cosiddetta operazione KCK.

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