Siamo a tre giorni dalla conclusione della 17° Conferenza Mondiale Onu sul clima. Lungi dall’essere vicini ad un accordo sulla prosecuzione del Protocollo di Kyoto, l’unico accordo vincolante attualmente in piedi sulla riduzione delle emissioni, da due giorni le delegazioni governative si sono unite ai tavoli tecnici che affollano il lussuoso Conference Centre dallo scorso 28 novembre. Nel campus dell’Università Kwazulu-Natal i rappresentanti delle organizzazioni e dei movimenti sociali si riuniscono intanto per discutere della loro visione della crisi climatica e delle risposte messe in campo dal basso.
Partendo da un presupposto che spesso nei palazzi della Cop pare essere ignorato: gli stravolgimenti climatici sono la più grande minaccia che pende sul futuro dell’umanità e sono la conseguenza di un modello economico insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.
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