Linee guida per un progetto alternativo
Sintesi degli avvenimenti recenti.
Il 12 ottobre scorso veniva dichiarata fallita la ‘Parks and Leisure’, una s.r.l.
della famiglia Falchero che ha gestito Edenlandia e negli ultimi anni anche lo zoo e
l’area ex cinodromo. Nel contempo il Tribunale di Napoli disponeva il proseguimento
delle attività fino al 21 novembre sia per la rilevanza sociale delle strutture sia
perché ciò corrispondeva agli interessi dei creditori. Con le stesse argomentazioni,
rafforzate dall’avvenuta disponibilità dei lavoratori e delle oo.ss. ad accettare la
cassa integrazione, nonché dalla decisione della Mostra spa, proprietaria dei suoli,
di rinunciare ai canoni di affitto in attesa della risoluzione della crisi è stata concessa
un’ulteriore proroga all’esercizio fino al 31 maggio del 2012.
In questo periodo di tempo si dovrà individuare il gestore futuro delle aree
e delle attività attraverso un bando di gara i cui termini saranno predisposti dal
curatore del fallimento entro il 31 gennaio 2012 (Per una conoscenza completa cfr.
Decreto di proroga delle attività emesso dal Giudice Delegato dott. Nicola Graziano).
In questi mesi molti settori della società napoletana sono intervenuti sulla
questione, in primo luogo esponenti politici e istituzionali.
È rilevante la posizione dell’amministrazione comunale la quale detiene la
quota di maggioranza del pacchetto azionario della Mostra spa e quindi in questa
vicenda è il vero dominus .
L’amministrazione attraverso i suoi esponenti, soprattutto gli Assessori
Esposito e Realfonzo, si è espressa con dichiarazioni pubbliche e nell’assemblea
della Mostra spa l’Assessore Realfonzo ha indicato le condizioni per la gestione della
crisi riprese nel decreto del G.D. Graziano.
In sintesi il ragionamento è: le casse pubbliche e in particolare quelle comunali
sono vuote, non vi è alternativa all’intervento di capitali privati per la costruzione e
gestione di un mega parco giochi. L’amministrazione provvederà a indicare i ‘paletti’
da inserire nel bando di gara a tutela del territorio e per scongiurare speculazioni.
La delicata questione dello Zoo ha spinto altri esponenti politici a intervenire
proponendo il mantenimento della struttura attraverso lo scorporo da Edenlandia e
cioè il ritorno alla situazione pre-crisi del 2003.
Di contro le associazioni animaliste in primo luogo la lega anti-vivisezione
(Lav) e noti personaggi dello spettacolo hanno sollecitato la chiusura definitiva dello
Zoo. La posizione estrema che hanno assunto non è tanto motivata da una cultura
fondamentalista quanto dalla preoccupazione che il dilatarsi dei tempi si risolva nel
mantenimento dello status quo, come accaduto dopo la crisi del 2003.
I mass-media hanno rappresentato con i soliti limiti – improvvisazione,
subalternità a gruppi di interesse e al sistema politico, ecc.- le posizioni in campo.
Per quanto ci riguarda, siamo intervenuti fin dall’inizio avendo ben chiara la
portata della questione sull’assetto dei quartieri occidentali, ma anche sulla vivibilità
dell’intera città. Le iniziative (riunioni e pubbliche assemblee) intraprese in questi
mesi avevano lo scopo di approfondire la conoscenza della questione per poi
costruire uno spazio pubblico di discussione e di azione che mettesse i movimenti,
i cittadini, le associazioni ecc., “i portatori degli interessi collettivi” a contribuire alla
decisione.
Con l’avvicinarsi della scadenza della prima proroga 21 novembre scorso,
indicammo alcuni punti fondamentali che andavano garantiti:
– la proroga fino al 31 ottobre del 2012 delle attività, per permettere da un
lato con gli introiti estivi di sostenerne i costi, dall’altro un tempo congruo per
elaborare credibili proposte e progetti dal basso;
– sospensione dell’affitto dei suoli da parte della Mostra spa, durante
l’esercizio provvisorio
– un fondo pubblico per le anticipazioni finanziarie indispensabili al
superamento dei momenti critici, soprattutto quello invernale, e per pareggiare
eventuali insufficienze di bilancio;
– l’avvio di un percorso che coniugando metodo partecipativo e contenuti
progettuali sostanziasse un’esperienza concreta di urbanistica partecipata anche in
coerenza con il programma della giunta de Magistris e con gli impegni elettorali.
Con l’assemblea del 20 dicembre sono state indicate le prime linee guida di un
percorso e di un progetto alternativo a quello deciso a livello istituzionale, insieme
al giudizio critico su quanto si sta facendo –proroga limitata al 31 maggio, cig. per i
lavoratori, bando di gara ecc.- e alla rivendicazione per i movimenti e i cittadini di un
ruolo attivo pubblicamente riconosciuto.
Prime idee progettuali emerse dal confronto fin qui svolto.
La filosofia che ispira il nostro intervento, può essere sinteticamente espressa
dal concetto, oggi e soprattutto a Napoli molto di moda, di bene comune, ossia
riteniamo che le aree di proprietà pubblica dei quartieri della X Municipalità
debbano essere fruite liberamente dalla cittadinanza, nel rispetto della storia di
questi luoghi e della loro destinazione d’uso così come previsto dagli strumenti
urbanistici vigenti cioè: luoghi del tempo libero, dello svago da un lato, dall’altro
della ricerca e dell’alta formazione.
A nostro avviso le linee guida del nostro progetto e senza le quali qualsiasi
ragionamento esula dal concetto di “bene comune” sono:
– superamento di tutte le barriere fisiche e economiche : muri, accessi a
pagamento, concessioni ai privati, alienazioni di suoli e beni ecc.;
– riforma della Mostra spa: la trasformazione in società per azioni non
ha portato significativi vantaggi, anzi si è registrato un progressivo allontanamento
del sentire comune della città nei confronti di questo spazio che ha avuto un
rilevante valore sociale nel corso dei decenni passati. Pensata dal fascismo, al di là
dell’infame propaganda imperialista, come area di libera fruizione negli anni è stata
aperta anche se parzialmente come parco pubblico e luogo di interesse sociale.
Infine negli ultimi anni con la più sconcia applicazione del pensiero unico:
mercificazione, privatizzazione, finanziarizzazione ecc., i suoi spazi sono stati
progressivamente negati alla cittadinanza, fino alla situazione attuale che vede una
gestione di tipo privatistico sottratta a ogni controllo democratico e forma di
trasparenza. Oggi la mostra spa è la vetrina del modello economico-sociale
imperante, propaganda prodotti, stili e comportamenti propri dell’economia
globalizzata ( a questo proposito è illuminante la recente intervista rilasciata dal
Presidente Morra al Denaro ). Si tratta del modello basato sul primato della finanza,
sulla produzione di beni e servizi ad alto dispendio energetico, voluttuari, che
generano fenomeni di consumismo, aggravano i divari sociali a ogni livello,
determinano crisi devastanti come quella che si sta vivendo su scala mondiale
insieme a inaccettabili forme di sfruttamento del lavoro umano e delle risorse
naturali. La mostra spa è lo strumento che contribuisce nella dimensione locale a
concretizzare il marketing di questo modello economico e sociale che come
dimostra la crisi attuale nulla ha a che vedere con gli interessi comuni. Noi pensiamo
che si dovrebbe riformare, trasformandola in ente di promozione dell’altra
economia e della vivibilità, un radicale cambiamento di paradigma ideologico
culturale e delle funzioni e azioni quotidiane.
Dati questi due riferimenti generali, nel merito della vicenda zoo- Edenlandia
emerge un insieme di nodi che vanno sciolti in via prioritaria pena la credibilità di
qualunque proposta:
•Le risorse finanziarie,
•La forma giuridica ,
•La fase transitoria.
Sulle risorse finanziarie
L’affermazione continuamente ripetuta dagli amministratori sulla mancanza
di fondi pubblici è tanto scontata e banale quanto fuorviante. Se con questi richiami
si vuole invertire una pratica di sprechi, corruzione e malgoverno, non si può non
convenire; se invece come è purtroppo più probabile, si vogliono aprire altre porte
a privati e simili, le cose cambiano radicalmente. Nel concreto, noi pensiamo a un
progetto che a regime si mantenga con le proprie forze, riducendo al minimo, quasi
esclusivamente nella fase di avvio, e/o azzerando del tutto il ricorso al sostegno
finanziario pubblico. Resta il problema delle risorse necessarie per implementare
il processo. Da questo punto di osservazione la strada da seguire è l’attivazione di
finanziamenti europei, attivazione che ha come precondizione assoluta la volontà
politica. Dalle discussioni fin qui svoltesi possiamo individuare diversi filoni di
ragionamento e riferimenti. Ne elenchiamo alcuni:
– i Distretti culturali evoluti, si tratta di modelli e strumenti già consolidati in
Europa e che sono diventati, una volta definiti, fruitori di finanziamenti per attività
culturali, nel senso vasto del concetto culturale, in ambiti territoriali delimitati. Nel
nostro caso si potrebbe individuare come distretto culturale l’intero territorio della
X Municipalità, per il quale il Prg prevede come abbiamo già detto prima, attività di
svago e per il tempo libero e di formazione e ricerca;
– il programma di interventi nell’ambito del Forum delle culture. Per questo
evento sono previsti oltre a concerti, mostre, convegni ecc. anche interventi
strutturali, sul territorio. Potrebbe essere estremamente coerente, certamente più
che il favorire interventi edilizi di cui non si avverte alcun bisogno, con i contenuti
del Forum- sostenibilità, ecc.- lasciare alla comunità l’implementazione di un
progetto utile alla città incentrato sull’economia solidale e sulla vivibilità;
– i finanziamenti per i progetti della Mostra spa, si potrebbe stornare dagli
innumerevoli finanziamenti di cui gode e dagli attivi di bilancio annunciati anche
recentemente dal presidente Morra, una quota parte per il progetto alternativo zoo-
Edenlandia.
Sulla forma giuridica – Ovvero il gestore del progetto.
Già in precedenza si è fatto riferimento alla riforma della Mostra spa.
Se si realizzasse, la soluzione della crisi dello zoo e di Edenlandia rientrerebbe
nelle finalità dell’ente riformato. Si possono ipotizzare comunque anche delle
subordinate:
• si organizza all’interno dell’attuale Mostra, un dipartimento, o un settore,
sezione o altro, che promuova, gestisca, attivi, controlli le aree Zoo, Edenlandia e ex
cinodromo, su cui sviluppare progetti e attività dell’altra economia e della vivibilità;
• oppure si costituisce l’ente ‘Mostra dell’altra economia e della vivibilità’
autonomo dall’attuale spa, al quale si conferiscono le aree in questione e con la
missione di realizzare e gestire progetto e attività.
Sulla fase transitoria
L’avvio di un percorso alternativo, è del tutto evidente, richiede tempo.
La tempistica indicata dal Tribunale fallimentare strozza qualsiasi
ragionamento. Quello che a oggi non si riesce a comprendere è come possa
concretizzarsi l’ipotizzato intervento degli investitori privati. Infatti l’azienda
fallita è gravata da un debito che ammonta a milioni di euro- si parla di una cifra
che si aggira sui 18 milioni derivanti soprattutto dal mancato pagamento dei
canoni di affitto alla Mostra spa proprietaria dei suoli, e dai mancati versamenti
agli enti previdenziali, Inps e Enpals. Inoltre l’idea di un mega parco giochi, cioè
l’allargamento dell’attuale Edenlandia negli spazi dello zoo si scontrerebbe con la
presenza di vincoli che a quanto pare hanno impedito la realizzazione del progetto
Falchero, e con la permanenza degli animali che a quanto dicono i veterinari che fin
qui si sono espressi, sono intrasportabili. Inoltre l’unico ‘paletto’ di cui Realfonzo ha
chiaramente detto nel suo intervento all’assemblea del 20 dic. scorso, consisterebbe
nell’indisponibilità del comune ad alienare i suoli, l’eventuale investitore gestirebbe
le aree solo in affitto. Ci sembra veramente difficile che a queste condizioni possa
concretizzarsi l’intervento di capitali privati. A meno che…………ma in questo caso
saremmo di fronte a quelle mire speculative che i nostri amministratori hanno con
decisione affermato di volere combattere e impedire.
Secondo noi il percorso intrapreso è fallimentare e in virtù di ciò diventa allora
ancora più importante indicare contenuti e modalità per governare la fase attuale.
Ovviamente dobbiamo pensare a questa come a un passaggio verso gli
obiettivi che ci proponiamo.
La difesa del posto di lavoro.
E’ il problema al tempo stesso più urgente e più acuto. L’organico è
composto da circa 70 lavoratori a tempo pieno di cui una decina addetti allo zoo, il
resto è impegnato nella gestione delle attività di Edenlandia. Vi sono poi una
ottantina di lavoratori saltuari. La procedura di fallimento prevede normalmente la
sospensione delle attività e il licenziamento. Con la proroga è stato possibile per il
momento evitare questo esito anche se a costo di un ricorso alla cig estremamente
oneroso per i lavoratori. La nostra impressione è che il problema della difesa del
posto di lavoro si riproporrà, aggravato, nel prossimo futuro. Non è nostro compito
interferire né intervenire in ambiti propri delle organizzazioni sindacali, ma è del
tutto evidente che pur mettendo sempre al centro di qualsiasi proposta e azione il
ruolo dei lavoratori e avendo ben chiara la forza aggiuntiva che assicura alla nostra
lotta il loro consenso e partecipazione attiva, dobbiamo riaffermare l’autonomia del
movimento e dei suoi obiettivi rispetto ai condizionamenti che potrebbero derivare
da un’errata difesa degli interessi dei lavoratori e dall’eventuale progressivo
scivolamento nella logica emergenziale sotto il ricatto della perdita del lavoro. Se ci
accodassimo all’idea del meno peggio, non solo verremmo meno alla nostra
funzione di rappresentanza degli interessi collettivi, ma faremmo un pessimo
servizio agli stessi lavoratori.
Tutto ciò premesso, per noi si tratta di dare coerenza a quanto abbiamo
richiesto a proposito della proroga della attività. In buona sostanza vanno destinati
al salario pieno dei lavoratori tutti gli introiti e va previsto un fondo pubblico da
utilizzare per anticipazioni e per pareggiare eventuali insufficienze di bilancio.
D’altronde potrebbero essere prese in considerazione due soluzioni anche
temporanee in attesa del decollo del progetto:
• l’assunzione dei 70 lavoratori da parte della Mostra spa;
• la costituzione di una cooperativa a cui la Mostra spa affidi la gestione
temporanea delle attività. Questa proposta è riecheggiata nei mesi scorsi in alcune
dichiarazioni.
Nel corso della fase di transizione vanno inoltre adottate misure di
salvaguardia degli animali e di libero accesso alle aree. Su quest’ultimo punto va
precisato che gli introiti dello zoo sono irrisori. Le ricorrenti crisi, il depauperamento
della struttura, l’evoluzione degli interessi e la crescita di una cultura animalista
e ambientalista correttamente contraria alla spettacolarizzazione dell’animale in
gabbia hanno quasi del tutto cancellato la visita allo zoo dalle agende familiari,
scolastiche ecc. Aprire il parco zoo contemporaneamente all’accesso gratuito a
Edenlandia significa lanciare un messaggio e un concreto incentivo a ritornare nei
luoghi dove intere generazioni hanno trascorso importanti giornate di svago e
formazione. In una città dove il consumo di suolo a fini edilizi è stato assoluto, e di
conseguenza, malgrado il clima favorevole, la passeggiata, il tempo libero all’aperto
sono rimossi o rinviati a fuori città, poter trascorrere ore e ore in un ambiente sano
rappresenterebbe un’immediata crescita della vivibilità, un’inversione epocale
del modo di percepire e vivere il proprio territorio. Utilmente la fase transitoria
andrebbe finalizzata anche per capire bene, oggettivamente, la condizione degli
animali ancora presenti, circa 300, al fine di operare le migliori scelte in ordine al
loro mantenimento.
Finalità e contenuti progettuali
L’obiettivo del nostro agire è chiaro ma è opportuno ribadirlo. Vogliamo
trasformare la crisi intervenuta in un’occasione per affermare nel concreto l’idea di
altra città e di altra economia che sosteniamo in ogni nostra azione e manifestazione
e di cui avvertono l’esigenza quote crescenti di popolazione soprattutto di fronte al
consumarsi per certi aspetti tragico del modello economico-sociale oggi prevalente.
Da questo proposito generale scaturisce l’articolazione dei contenuti progettuali.
Il
destinazioni ‘storiche’ di queste aree e cioè luogo della fauna e della flora ( il
ragionamento
che
proponiamo
parte
dalla
riconferma
giardino zoologico) e luogo del divertimento dei bambini e dei ragazzi (Edenlandia)
nonché del rispetto dei vincoli esistenti, per un progetto ispirato alle più moderne
esperienze esistenti nel settori e soprattutto sia fruibile da tutti i cittadini (abbienti
e meno abbienti, bambini e ragazzi, giovani e meno giovani) e si intrecci con alcuni
concetti della cosiddetta altra economia, ovvero un’economia equa e solidale,
fondata sul rispetto per l’uomo e la natura.
Per quanto riguarda le aree Zoo- Edenlandia: premesso che la chiusura
dello zoo è l’obiettivo primario, allo stato vanno verificati lo stato di salute e
la trasportabilità degli animali presenti nella struttura, alla luce dei risultati
auspichiamo la costruzione di un dibattito al quale chiamare le associazioni
animaliste e ambientaliste, le facoltà universitarie, Orto botanico, i corpi dello stato
interessati, il settore veterinario delle Asl, che parta dalla condizione degli animali
nell’area napoletana e verifichi e individui un uso del parco o di parte di esso per
migliorarne la condizione, fino alla loro naturale estinzione.
Contemporaneamente va avviato un discorso che verifichi le esperienze nel
campo dei parchi giochi nati dalle esperienze di associazioni, mondo della scuola,
percorsi alternativi che affrontano il gioco con tecniche sensoriali e corporali,
laboratori per bambini ecc.
Tutta l’area nella nostra ipotesi si caratterizza per questo ribaltamento del
paradigma economico dominante in base al quale al centro vi è sempre e comunque
la remunerazione dell’investimento, e non la qualità sociale e ambientale di quanto
si fa e produce. In buona sostanza alla vetrina dell’economia finanziaria della Mostra
va contrapposto lo strumento promozionale dell’economia solidale.
Dal punto di vista concreto si possono prevedere sia momenti e luoghi
distributivi e commerciali sia attività produttive, la modalità prevalente va
ricondotta al modello dell’incubatore d’impresa. Si possono immaginare mostre,
fiere, le piazze, mercati a km zero ecc. sulla scorta di quanto avviene in modo
itinerante nelle diverse parti della città, così come laboratori, botteghe, piccoli
impianti produttivi. Questo insieme di attività a nostro avviso produrrebbe beni
e servizi di grande utilità e insieme lavoro qualitativamente e quantitativamente
molto più significativo. Tutta l’area sarebbe anche da riferimento e da stimolo alle
facoltà universitarie e ai centri di ricerca perché realizzino finalmente un rapporto
positivo con il territorio.
Alla luce di questi dibattiti e in sinergia tra di loro i tre filoni individuati si
intrecciano in un percorso unico che include: flora, fauna, divertimento, economia
sfociando in un “Mega parco dell’altra vivibilità”
Il laboratorio politico-urbanistico -Ovvero le forze a sostegno del progetto.
Per spingere le istituzioni a percorrere la strada indicata occorre una
pressione dal basso che si caratterizzi per l’ampiezza delle adesioni e per la qualità
delle analisi e delle proposte. Abbiamo indicato lo strumento della democrazia
partecipativa e più precisamente dell’urbanistica partecipata per due motivi
essenziali:
• perché i movimenti dal basso nascono dal convincimento che il confronto
collettivo, comunque e sempre, produce idee migliori di quelle elaborate da
singoli, esperti o meno che siano perché nascono dalle esigenze reali delle
persone;
• perché a Napoli la primavera scorsa hanno vinto le idee della
partecipazione democratica e popolare alle decisioni istituzionali.
Sulla base di queste opzioni vogliamo aggregare intorno alla lotta e alla elaborazione
del progetto alternativo:
-i cittadini,
– i lavoratori della società fallita;
– i giovani e gli studenti;
– le associazioni, i gruppi, i comitati di base e civici;
-le strutture della formazione e della ricerca pubbliche: scuole, università,
centri di ricerca ecc.;
-tecnici e esperti delle discipline coinvolte.
Laboratorio Zoo- Edenlandia- ex Cinodromo
Info: cell.338 30 75 209 (Gabriella)
assisebagnoli@gmail.com luciasichenz@libero.it aldo.pappalepore@teletu.it
10 thoughts on “Contributo dei movimenti civici e di base sulla crisi dello Zoo e di Edenlandia”