La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Così recita l’articolo 2 della Costituzione italiana, parte dei 10 principi fondamentali sui quali si fonda la nostra Repubblica. Una Repubblica nata dalla lotta che ha liberato il Paese dal regime fascista. Al suo interno troviamo la garanzia – quantomeno formale – del rispetto dei diritti inviolabili di ciascuna persona. Vengono riconosciuti e non creati, perché preesistono rispetto a qualsiasi ordinamento giuridico. E poi c’è la solidarietà, che diventa dovere inderogabile.
Cosa prevede la legge sull’autonomia differenziata e cosa accade
Nel corso della notte del 19 giugno è stato approvato definitivamente il cosiddetto “Ddl Calderoli”, l’autonomia differenziata è legge. Le regioni potranno richiedere l’autonomia legislativa in merito a ventitré materie, tra le quali salute, istruzione, trasporti, tutela dell’ambiente, eccetera. Il gettito fiscale non sarà più redistribuito su scala nazionale ma gestito su base regionale, con conseguenze notevoli sul finanziamento dei Livelli Essenziali delle Prestazioni. Questi ultimi dovrebbero funzionare da tutela per i “diritti civili e sociali”, ma non sono stati ancora definiti.
In tale scenario, a Cava de’ Tirreni Movimento 5 Stelle, Rifondazione Comunista, Cava Città in Comune e Sinistra Futura propongono l’istituzione di un comitato per manifestare l’opposizione alla legge. Il comitato avrà lo scopo di raccogliere le firme per consentire lo svolgimento di un referendum abrogativo. Fanno appello a cittadini/e, enti, associazioni e partiti per un’azione frutto di un concerto tra diverse forze politico-sociali.
Lungo tutta la penisola si stanno moltiplicando iniziative, tavoli di discussione e comitati finalizzati all’abrogazione dell’autonomia differenziata. Rivendicano l’uguaglianza di diritti per tutti e tutte nonché la protezione dell’unità italiana (anch’essa sancita dalla Carta Costituzionale).
I principi cardine della Repubblica sembrano contrastare con una legge che fa entrare nei palazzi delle istituzioni l’idea di parcellizzazione dell’Italia, avallata da chi si professa “patriota” per poi promuovere una riforma che agirà precarizzando ancor di più le vite di chi abita al Sud, aumentando il gap tra regioni settentrionali e meridionali e pregiudicando ulteriormente le possibilità di accesso a diritti essenziali.
In sostanza, alla solidarietà si sostituiscono competizione e privilegio, all’unità e all’indivisibilità l’ampliamento di divari e squilibri.