Assopace Palestina, TheAlbero, ImaginAction
Incontro sull’esperienza di Attivismo e Arte a Bil’in, Palestina
con Hector Aristizabal (ImaginAction)
Il Comitato di Lotta Popolare di Bil’in ha invitato un gruppo di artisti internazionali
per dare nuovi strumenti alla resistenza nonviolenta:
teatro forum, burattini giganti e murales.
Hector racconta l’esperienza con video, immagini e tecniche di teatro dell’oppresso.
Martedi’ 28 ottobre 2014, ore 18
Communia, Via dello Scalo San Lorenzo 33, Roma
Bil’in e’ uno dei molti villaggi palestinesi impegnato in una continua resistenza nonviolenta contro la politica di Israele del colonialismo dei settlers e dell’occupazione militare. Negli ultimi dieci anni, Israele ha confiscato quasi il 60% della terra del villaggio e l’ha usata per costruirci le colonie e il muro dell’apartheid. Con le loro lotte anche “legali” hanno riottenuto una parte della terra confiscata. Ogni settimana le attiviste e gli attivisti palestinesi organizzano delle manifestazioni nonviolente e creative contro queste attivita’ illegali con il sostegno degli internazionali e degli israeliani contro l’occupazione.
Il Comitato di Lotta Popolare di Bil’in ha invitato ImaginAction a co-facilitare un programma culturale per due settimane nel mese di ottobre (9-22 ottobre). Il programma prevede un laboratorio di burattini giganti che saranno usati per le manifestazioni contro il muro, la creazione di murales che raccontano la storia della lotta nonviolenta del villaggio, un laboratorio intensivo di teatro forum con relativa performance a Bil’in e nei villaggi vicini (Nil’in, Nabi Saleh and Budrus) e il coinvolgimento nella raccolta delle olive, un’azione che rappresenta essa stessa una forma di resistenza.
Hector Aristizabal, fondatore di ImaginAction, ha condotto il laboratorio intensivo di teatro forum. Hector e’ un artista e psicoterapeuta. Hector, nato e cresciuto in Colombia, venne arrestato nella sua casa all’età di 22 anni, portato in isolamento e torturato. Da allora, ha dedicato la sua vita per trovare “la salvezza accanto alla ferita”, come recita il titolo della sua biografia pubblicata negli Stati Uniti. Il suo strumento è stato il teatro dell’oppresso, il metodo elaborato da Augusto Boal in Brasile e poi diffuso in tutto il mondo come tecnica di trasformazione creativa dei conflitti. “Tutte le ferite del mio passato mi hanno portato al mio lavoro”, scrive Aristizábal. Un lavoro che lo ha condotto nelle scuole come nelle carceri, a contatto con le vittime della tortura e quelle della discriminazione sessuale, con attivisti politici, operatori sociali, migranti, emarginati sociali.
Info: thealbero7@gmail.com
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