Sopralluogo delle Commissioni regionali Anticamorra ed Ecomafia nel Vallo di Diano

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Sopralluogo delle Commissioni regionali Anticamorra ed Ecomafia nel Vallo di Diano: le nostre considerazioni (COdacons)

Nella parte del Parco Nazionale del Cilento, del Vallo di Diano e degli Alburni corrispondente alla nostra vallata arriveranno, martedì 12 febbraio prossimo, le Commissioni regionali Anticamorra ed Ecomafia per un sopralluogo sui siti interessati da smaltimenti illeciti di rifiuti. Apprendiamo dalla stampa locale, infatti, che le due Commissioni saranno a Sant’Arsenio in località Sannizi (ore 10.30), a San Pietro al Tanagro in località Tempa Cardona (ore 12.30), a San Rufo in località Via Larga (ore 14.30) e a Teggiano in località Buco Vecchio (ore 16.30). Questi siti sono stati individuati, tramite coordinate GPS, dalla Procura di Santa Maria Capua durante l’inchiesta Chernobyl, iniziata nel 2006 e terminata a metà del 2007.

Dal sopralluogo si spera si possa incominciare a comprendere – soprattutto – quale sia la perimetrazione esatta dei luoghi e, qualora i terreni siano ancora sotto sequestro, se essi sono stati custoditi in modo opportuno nel corso degli anni. Infatti, dal nostro punto di vista, questa iniziativa, se dovesse servire solo a sollecitare misure a tutela della salute dei cittadini da parte degli Enti competenti, è senz’altro opportuna ma tardiva. Infatti, il 27-10-2011 in un articolo (con indirizzo URL non più attivo http://www.unotvweb.it/articolo/1241478/), a firma di Salvatore Medici, stimato giornalista di origini locali, si leggeva: “Il grano del terreno di San Pietro al Tanagro intanto era cresciuto nei terreni sequestrati. Sul foglio di sequestro il terreno misurava 12mila metri quadri, ma il nucleo operativo ecologico ne sequestrò 4mila. Così il grano cresciuto nei 4mila metri quadri rimase incolto, l’altro, quello dei restanti metri quadri, a pochi centimetri dalla sezione sequestrata, fu tagliato e probabilmente venduto”. Un’azione di sollecito andava quindi effettuata ben sette anni fa. Tuttavia, ribadiamo che anche questa azione va doverosamente svolta, insieme alla messa in sicurezza dei luoghi in attesa delle bonifiche, dopo che sarà finalmente fatta chiarezza (pubblica!) su ciò che è avvenuto negli anni 2006-2007. La nostra sede locale, intanto, ha già presentato un esposto alla Procura dell’ex Tribunale di Sala Consilina su questi episodi e siamo in attesa di venire a capo della complicata impresa (dopo il trasferimento del Tribunale valdianese) di conoscere le determinazioni del GIP del 5 luglio scorso sulla nostra opposizione alla richiesta di archiviazione.

Se, tuttavia, si dovessero prevedere altre iniziative, scollegate da quanto rilevato dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, queste potrebbero addirittura rivelarsi potenzialmente dannose al conseguimento della verità, per le ragioni che andremo a esporre di seguito. Nei circa trenta fascicoli, ai quali si vorrebbe potere accedere durante il processo (che – probabilmente – inizierà a Salerno nelle prossime settimane) è contenuta una parte della verità sulle attività illecite rilevate dalla Procura sammaritana. Tali attività potrebbero essere di vario genere. Come si sa da altre inchieste e dalle rivelazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, i rifiuti potrebbero essere stati “interrati”, se di natura solida, “riversati” nei corsi d’acqua e nei terreni, se di consistenza semi-fluida (fanghi). Nel caso dell’interramento, bisogna comprendere, con una serie di carotaggi, a che profondità eventuali azioni di questo tipo sono state svolte. Nel caso del “riversamento”, tenuto conto che dal 2007 sono passati ben 7 anni, bisognerebbe adottare metodi di indagine mirati e sensibili per rilevare le tracce di eventuali azioni delittuose. Pertanto, ogni azione conoscitiva si volesse svolgere nel futuro, bisogna necessariamente partire dalle “verità” contenute nei fascicoli custoditi dal Tribunale di Salerno. Qualsiasi conclusione estemporanea, a cui si dovesse addivenire senza un coordinamento con il Tribunale di Salerno, potrebbe quindi interferire con il buon andamento dell’eventuale prossima fase dibattimentale del processo. Vorremmo infine precisare che, nonostante dalla stampa leggiamo che “sono stati invitati sindaci, presidenti delle Comunità Montane, amministratori, Legambiente, associazioni del territorio e cittadini”, la nostra sede locale e altre associazioni sul territorio non hanno ricevuto alcun invito. Ciononostante, auguriamo alle Commissioni regionali una buona permanenza nel Vallo di Diano, sperando che le considerazioni espresse possano risultare utili.

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