Ieri all’ ITIS “Volta”, un istituto storico di Napoli, il prof. F.Specchio, Rsu della USB è stato aggredito fisicamente dal Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, il quale non ha “sopportato” la sua richiesta di intervento, documentata e debitamente già denunciata agli organi competenti, sui ripetuti crolli di cornicioni che si erano verificati nei giorni precedenti, a cui si aggiungeva il blocco dei riscaldamenti e delle scale di sicurezza.
Un atto gravissimo che esprime il grado di degenerazione della situazione nelle scuole italiane: si tenta di intimidire chi denuncia tali situazioni a Napoli, proprio mentre a Roma crolla un solaio della scuola materna di Ciampino “M.L.King” , provocando il ferimento dei bimbi e dell’ insegnante.
I continui tagli al bene primario della sicurezza stanno provocando incidenti gravissimi in tutto il Paese.
La cultura dello “scarica barile” pretende di intervenire a disastri consumati, quando a piangere i feriti e i morti sono le famiglie degli alunni e dei lavoratori.
La sicurezza c’è quando non si vede, quando si interviene prevenendo, e invece vediamo a tutti i livelli solo tanta demagogia, chiacchiere vuote e colpevoli.
Così come nelle fabbriche non c’è dignità del lavoro senza sicurezza, così nella scuola non c’è alcuna qualità didattica senza sicurezza e decoro ambientale.
Dal 2002, dopo l’eccidio di San Giuliano, il Governo con il Ministero delle Infrastrutture aveva stimato in 13 miliardi di euro il fabbisogno per mettere a norma gli edifici scolastici: da allora ne sono stati stanziati meno di 3 e non tutti sono stati spesi.
L’UPI (Unione Provincie Italiane) ha dichiarato di nuovo, dati alla mano, che servono solo per le scuole di sua competenza almeno 5 miliardi per metterle in regola, e intanto mancano i fondi per il riscaldamento.
USB sosterrà la battaglia dei lavoratori della scuola, delle famiglie che davanti a questo sfascio non si fermeranno, continuando la ricerca delle responsabilità politiche, delle connivenze economiche e soprattutto tacitando chi alimenta la cultura dell’omertà.
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