siamo operai dello stabilimento Fiat Irisbus Valle Ufita, Le scriviamo perché notizie giornalistiche
ci informano di una Sua presenza il 3 di Novembre c.a. a Pomigliano col dott. Marchionne, in
occasione dell’avvio della “nuova Panda”, da produrre in quel nuovo stabilimento.
La vertenza di Pomigliano è stata e continua tutt’ora ad essere complicata, soprattutto per la
mistificazione operata dai mass media, che riportando solo parte della verità, alimentano la
speranza dell’opinione pubblica su un futuro credibile dell’ industria automobilistica in Italia. Tant’è
vero che ad oggi la produzione della “ Nuova Panda” non chiarisce quale futuro e quali prospettive
ci saranno, né per il Gian Battista Vico, né tantomeno per le migliaia di lavoratori del suo indotto.
Una cosa è certa però : la Fiat nel Mezzogiorno, sta dismettendo gran parte dei propri stabilimenti.
Ha chiuso Termini Imerese; la FMA di Avellino da anni è in cassa integrazione, a poco servirà
il nuovo motore per macchine di grossa cilindrata destinate ad un ridottissimo mercato che si
tradurrà nemmeno in due mesi di lavoro all’anno; chiude tre stabilimenti su quattro dell’ex-Ergom (
indotto plastico Magneti Marelli), lasciando circa la metà dei suoi mille dipendenti senza certezze
occupazionali; dismette l’unico stabilimento di produzione bus: quello di Flumeri (AV).
Fra la sola FMA e Irisbus, compreso il loro indotto, sono a rischio circa 4000 posti di lavoro.
In una provincia, fortemente segnata dalla natura nel passato, questo rappresenta un colpo
mortale per qualsiasi prospettiva di sviluppo e di ripresa economica.
Noi da circa 100 giorni, lottiamo per cambiare segno a questa vertenza. Non vogliamo piegarci,
come non si sono piegati e non si piegheranno i lavoratori degli altri stabilimenti, ad un futuro –
quale futuro? – di cassintegrati e/o di disoccupati.
Continuiamo, con le armi della pazienza e della moderazione tipica della nostra più antica e sana
cultura a spiegare le ragioni per cui combattiamo per noi e per i nostri figli.
Nello stabilimento di Pomigliano lei vedrà sui volti dei lavoratori solo un’obbligata serenità da
esibire, prezzo da pagare insieme alla perdita dei più elementari diritti, per il rientro in fabbrica
dopo tre anni di cassa integrazione. In quella fabbrica Lei vedrà solo una parte della forza lavoro,
che non arriva nemmeno ad un quarto del totale, certamente non potrà assistere alla paura, che
come conseguenza naturale porta ad una legittima rabbia, della stragrande maggioranza degli
operai della Fiat di Pomigliano e dell’ex-Ergom Magneti Marelli o di quelli dell’FMA di Pratola Serra
esclusi dal progetto di Fabbrica Italia.
Pertanto Lei, che è a capo della Nazione, anzi il Capo di tutti noi, perché oltre che visitare lo
stabilimento Fiat di Pomigliano, non viene anche qui, fra gli operai dello stabilimento Irisbus di
Flumeri?
Venendo all’Irisbus di Flumeri potrà vedere negli occhi di quegli operai quanto segnano la vita
quotidiana, la rabbia e la composta determinazione per evitare smantellamenti di siti produttivi
fondamentali all’economia dell’intera regione e, come nel caso di quello della Valle Ufita, strategici
per l’intero paese.
Venga, dunque, anche da Noi, signor Presidente, o se le sembra troppo acuta la contraddizione
annulli il Suo viaggio a Pomigliano.
Darebbe con una o con l’altra decisione un segnale forte alla Fiat. Questo ci attendiamo da Lei.
Da Lei, che consideriamo, giustamente, il punto più nobile del Paese.
Infine rivolgiamo un invito a tutti i cittadini della nostra Provincia affinché questa lettera/appello al
Presidente della Repubblica sia firmata da quante più intelligenze e sensibilità sia possibile.
15 thoughts on “Lettera al presidente della Repubblica dagli operai della Iribus”