Decreto Terra dei Fuochi Un successone per i ministri, un atto illegittimo per i comitati

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È con vero tripudio che il Ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo ha annunciato quest’oggi il varo, da parte del Consiglio dei Ministri, del Decreto sulla Terra dei Fuochi.
Provvedimento da tempo annunciato e non più rimandabile – ahì loro – a causa dell’entità delle mobilitazioni sociali e del tardivo clamore mediatico che accompagna l’altrettanto tardiva scoperta nazionale di un territorio devastato e di decine di comunità sacrificate sull’altare del profitto grazie a un’impressionante incrocio di criminalità organizzata, imprese e pezzi dello Stato.
Secondo gli annunci ufficiali il Decreto perimetra le aree interessate e stanzia 600 milioni per le bonifiche, cui si aggiungono i 300 destinati alla Regione. Una cifra palesemente insufficiente, vista la gravità della contaminazione di acque, terre e aria della regione, lungi dall’essere la “svolta epocale” cui ha prontamente gridato Paolo Romano, presidente del Consiglio regionale della Campania.
Oltre a ciò, il provvedimento introduce nell’ordinamento il reato di “combustione di rifiuti”. Espressione che stando alla lettera dovrebbe bastare di per sè, provocatoriamente, a mettere fuori legge d’immediato – tra l’altro – anche le decine di inceneritori diffusi sul territorio nazionale, essendo proprio la “combustione di rifiuti” l’attività (tutt’altro che salubre) cui tecnicamente sono preposti.
Come riportato autisticamente da gran parte dei media, l’Eco-dem Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, ha subito cinguettato parlando di “provvedimento importante”, che apre la strada verso la soluzione dell’emergenza bonifiche. Ugualmente entusiastica la reazione del Ministro dell’Ambiente Andrea Orlando.
Verrebbe da chiedersi perchè i principali media non scelgano di andare oltre, analizzando contenuti e possibili impatti di un provvedimento destinato, almeno nelle intenzioni, ad affrontare la più grande emergenza ambientale e sanitaria in atto nel paese, e perché la loro unica svilente attività resti invece quella di riportare dichiarazioni ed opinioni di scarsissimo interesse arrivate prontamente attraverso le veline di palazzo.
Di tutt’altro avviso rispetto al decreto sono invece le decine di comitati territoriali al lavoro da anni in tutta la provincia di Napoli e Caserta che hanno promosso la grande manifestazione #fiumeinpiena del 16 novembre scorso: secondo le realtà sociali si tratta anzitutto di un atto privo di legittimità popolare. Un atto prodotto senza ricorrere ad alcuno strumento di partecipazione popolare, di cui al momento non si conoscono i contenuti specifici al di là delle vaghe indiscrezioni della stampa. Un atto che pare potrebbe prevedere l’utilizzo delle forze armate per il controllo del territorio; che inasprisce le pene per i reati ambientali ma non si capisce se ciò avvenga per i mandanti o solo per gli esecutori.
Di seguito alcune delle dichiarazioni diffuse dopo l’annuncio dell’approvazione del decreto.
Coordinamento comitati fuochi: “C’è un problema di democrazia in quanto questo decreto non è stato prodotto, come richiesto, con strumenti di partecipazione popolare. Non ne conosciamo quindi i contenuti. Abbiamo chiarito che se prevede l’uso dell’esercito non siamo d’accordo. Sull’inasprimento delle pene per i reati ambientali ci auguriamo che vada a punire i mandanti e non solo gli esecutori materiali. Lo studieremo e lo vaglieremo nel merito con i nostri tecnici”.
Rete Commons: “Riteniamo questo decreto privo della legittimità popolare che il 16 novembre in piazza ha espresso la chiara necessità di un processo democratico per intervenire sulla questione senza decreti e senza leggi speciali. Siamo contro un provvedimento che prevede l’invio dell’esercito, la militarizzazione del territorio – già vista negli anni dell’emergenza rifiuti con pessimi risultati – , siamo contro un decreto che non entra nel merito del ritiro del bando dell’inceneritore di Giugliano, siamo contro un decreto che non prevede il controllo dei comitati sulle bonifiche, siamo contro un decreto che non tutela l’agricoltura di qualità e lascia i contadini dei terreni inquinati al ricatto delle ecomafie senza sostenerli”.
Venerdì prossimo 6 dicembre si terrà in Campania una ulteriore mobilitazione delle rete “Stop Biocidio”,contro l’ipotesi di impiego dell’esercito in Campania, per rafforzare la vertenza e rilanciare la piattaforma programmatica uscita dalla manifestazione del 16.
Associazione A Sud

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