CERCARE ASILO IN UNO STATO OSTILE
TESTIMONIANZE DEI RIFUGIATI DIMENTICATI NEGLI HOTEL DELLA CAMPANIA
I RICHIEDENTI ASILO INCONTRANO ASSOCIAZIONI,
PROFESSORI, STUDENTI E SOCIETÀ CIVILE
VENERDÌ 16 DICEMBRE 2011 ORE 15:00
UNIVERSITÀ L’ORIENTALE, AULA MATTEO RIPA, PALAZZO GIUSSO, NAPOLI
In seguito all’emergenza umanitaria determinata dalla guerra in Libia,
il 6 aprile di quest’anno è stato sottoscritto un accordo tra Comuni,
Province, Regioni, Governo centrale e Protezione Civile per coordinare
l’accoglienza sull’intero territorio nazionale dei profughi fuggiti
dalla guerra. L’accordo prevede che i richiedenti asilo vengano
accolti suddividendoli nelle Regioni in modo equo e proporzione alla
popolazione residente.
La Campania ad oggi ospita 2278 richiedenti asilo, alloggiati in
strutture alberghiere e simili per un costo che va dai 39 ai 46 euro pro
capite al giorno. Gli alberghi che hanno stipulato il contratto di
accoglienza con Protezione Civile e Regione sono ad oggi a tutti gli
effetti dei CARA, e pur non essendo in grado di svolgere funzioni
accessorie a quelle dell’offerta di vitto e alloggio, vengono pagati
anche per servizi di assistenza alla persona( assistenza sanitaria,
legale mediazione linguistica,culturale e formazione), che nei fatti non
sono garantiti, con drammatiche conseguenze sulle condizioni di vita,
già molto precarie, di queste migliaia di uomini e donne.
Nell’accordo del 6 Aprile il ruolo della Protezione Civile viene
definito “temporaneo e transitorio in questa emergenza”, concordando
tutti in quella sede, sul fatto che la materia dell’accoglienza e
dell’assistenza per i richiedenti asilo necessiti il “coinvolgimento
del mondo dell’associazionismo e della cooperazione sociale, oltre che
delle strutture delle Regioni e degli enti locali responsabili dei
servizi sociali e dei servizi alla persona in genere”. In Campania
invece l’Assessore Cosenza dichiara di non aver mai predisposto un
Piano regionale di accoglienza e di seguire alla lettera il piano
nazionale, che però prevede un necessario passaggio di consegne
attraverso la predisposizione di accordi e protocolli di intesa con
Comuni, associazioni ed Enti Locali. E’ dunque evidente perché
l’emergenza non è stata ancora normalizzata e continua a rimanere
un’emergenza.
La latitanza e la ritrosia degli interlocutori istituzionali
responsabili dello stato di emergenza e di vessazione in cui vivono ad
oggi, dopo otto mesi, 2278 persone provenienti dalla Libia, ci impone di
rompere il silenzio.
IL 16 DICEMBRE INVITIAMO LA SOCIETÀ CIVILE NAPOLETANA, A PARTIRE DAL
MONDO UNIVERSITARIO E DELL’ASSOCIAZIONISMO CHE DA ANNI LAVORA E SI
IMPEGNA SUL TERRITORIO, AD UN PRIMO MOMENTO DI INFORMAZIONE, CONFRONTO E
RIFLESSIONE SUI FATTI, CON L’OBIETTIVO DI CREARE UN COORDINAMENTO DI
MONITORAGGIO CHE SIA IN GRADO DI STRUTTURARE UN SISTEMA ALTERNATIVO DI
ASSISTENZA, METTENDO A DISPOSIZIONE PROFESSIONALITÀ E CONOSCENZE UTILI
A RESTITUIRE DIGNITÀ E DIRITTI NEGATI. CI AUGURIAMO INOLTRE CHE UN
AMPIO COORDINAMENTO DELLE FORZE ESISTENTI POSSA SUPPORTARE AZIONI
POLITICHE ED ISTITUZIONALI DI MAGGIORE RISONANZA, OBBLIGANDO LE PARTI
RESPONSABILI AD UN CONFRONTO ED AD UN CAMBIAMENTO DI ROTTA.
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