Giovedì 8 gennaio, al termine del solito tavolo-farsa tra TNT e i sindacati asserviti di
Cgil-Cisl-Uil, il destino degli 88 facchini in forze alla cooperativa Log-Out operante sui
magazzini di Teverola e Casoria sembrava tristemente segnato.
Nel tardo pomeriggio i rappresentanti dei confederali, recandosi fuori ai cancelli dove
li attendeva una nutrita schiera di lavoratori già in stato di agitazione, comunicavano le
volontà della multinazionale olandese: chiusura dell’intero hub di Teverola a partire dal 1
febbraio con conseguente licenziamento di circa 50 facchini, forte ridimensionamento delle
filiali sia di Teverola che di Casoria con un ulteriore taglio dei posti di lavoro e delle ore
lavorate, in sostanza lo smantellamento totale dei magazzini in cui sarebbero rimasti non più
di 20 lavoratori, con in cambio la miseria di 10 posti offerti nell’hub di Fiano con un part-
time a 4 ore ed un piano di incentivi all’esodo di 13000 euro per lavoratore.
I sindacalisti asserviti e sul libro paga dei padroni, con una sfacciataggine senza limiti,
hanno provato a presentare quest’opera di carneficina come ineluttabile, limitandosi a
promettere un eventuale rinvio di un mese del piano, ma nel giro di pochi secondi sono stati
messi letteralmente in fuga dai lavoratori inferociti, ritirando le deleghe a Cgil-Cisl-Uil e
passando in massa col SI-Cobas.
In pochi attimi si è così verificato un vero e proprio terremoto in due magazzini che per
anni sono stati regno incontrastato dei confederali e in cui, non a caso, le conquiste sul
terreno salariale e dei diritti (paghe orarie, ticket mensa, pagamento degli istituti contrattuali
al 100%) ottenute dal movimento dei facchini nel centro-nord arrivavano in ritardo, in
versione edulcorata e solo grazie alla presenza (minoritaria ma combattiva) del SI-Cobas.
Dalla sera di giovedì è iniziato un durissimo e lunghissimo braccio di ferro tra TNT e i
lavoratori unitisi al SI-Cobas: 5 giorni di picchetti a oltranza e senza soste nei magazzini di
Teverola e Casoria con il blocco totale del transito-merci, nel corso del quale i lavoratori
hanno dimostrato a TNT e a Gesco che una volta liberatisi dalla cappa mortifera del
sindacalismo asservito, essi sono in grado di alzare la testa, riprendesi la dignità e
rispondere colpo su colpo ai tentativi di attacco portati avanti dai padroni!
Come sempre, la lotta ha pagato: al termine di una lunghissima trattativa, e nonostante i
ripetuti tentativi di sabotaggio dei picchetti portati avanti dal “fronte dei padroncini”, la sera
del 13 gennaio la mobilitazione operaia è riuscita a respingere i piani di TNT, a costringere
quest’ultima a ritirare il piano di ristrutturazione presentato l’8 gennaio e a ridefinire il
destino degli impianti di Teverola e Casoria.
In sintesi, questi i punti che il SI-Cobas e i lavoratori hanno strappato come base di partenza
di una trattativa e condizione minima per aprire una seria trattativa:
ñ Nessun licenziamento ne a Teverola ne a Casoria
ñ Nessuna riduzione di salario
ñ Mantenimento delle attività di smistamento a Teverola su Campania e Basilicata
nonostante la chiusura dell’hub
ñ Mantenimento del 50% delle ore lavorate attualmente, da retribuire anche nel caso in
cui non venissero effettivamente lavorate
ñ Attivazione di una procedura di incentivi all’esodo volontario pari a 20.000 euro netti
per ogni lavoratore che ne facesse richiesta.
ñ Eventuale attivazione di una procedura di cassa integrazione a rotazione con riduzione
d’orario paritetica per tutti i lavoratori solo nel caso in cui le ore cessanti non siano
compensate dagli esodi volontari.
ñ Proposta di trasferimento nell’hub di Fiano Romano per 10 lavoratori con orario di
lavoro uguale a quello svolto a Teverola.
ñ Avvio di un percorso di confronto tra TNT, SI-Cobas e delegati dei magazzini sul
nuovo piano di riorganizzazione da calendarizzare già nei prossimi giorni, al fine di
garantire in tempi brevi il ritorno al 100% delle ore lavorate attualmente.
In sostanza, la lotta dura e tenace dei facchini di Teverola dimostra che i piani di
ristrutturazione voluti dai padroni non sono qualcosa di ineluttabile, ma possono invece
essere fermati e respinti con la mobilitazione e l’unità dei lavoratori, ed è la riprova che è
possibile difendere i posti di lavoro senza dover necessariamente sacrificare i livelli salariali
e le tutele contrattuali.
Ma la lotta per difendere il lavoro e il salario a Teverola e Casoria è solo all’inizio: gli impegni
e la garanzie strappate alla Tnt con cinque giorni di picchetti rappresentano le condizioni
minime per siglare un armistizio e liberare i cancelli dei magazzini. La battaglia è ancora
lunga e difficile, ma quel che è certo è che da oggi in poi i padroni sono consapevoli del fatto
che ogni loro futuro tentativo di attacco ai salari, alle tutele e ai livelli occupazionali non
troverà più la sponda accomodante dei sindacati asserviti, ma dovrà invece fare i conti con
la risposta dura, compatta e determinata degli operai e del SI-Cobas, sull’esempio delle lotte
vincenti del movimento dei facchini nel centro e nel nord-Italia.
Al di la del pur rilevante aspetto vertenziale, il risultato più importante di questa lotta sta
nell’aver restituito ai lavoratori la fiducia nei propri mezzi e la consapevolezza di potersi
misurare con la controparte a testa alta e uniti in nome dei propri interessi di classe.
Solo la lotta paga
Uniti si vince
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