Il 20 dicembre 2016 il Consiglio Regionale approvava all’UNANIMITA’ una mozione che impegnava la Giunta ad esprimere entro 7 giorni parere negativo al permesso di ricerca “Masseria La Rocca” e la Giunta, dando seguito alla mozione, dopo pochi giorni, negava l’intesa. Il Tar per la Basilicata su ricorso della soc. “Rockhopper Italia s.p.a.”, con la Sentenza n. 387/2017, pubblicata il 26.05.2017, ha annullato la delibera di Giunta, rinviando in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri qualsiasi decisione in merito al permesso di ricerca. Quindi, se il Consiglio dei Ministri decidesse di concedere il permesso, già domani, in barba ad ogni legittima opposizione dei cittadini e degli organi di governo territoriali, ci troveremmo nuove trivelle in un altro pezzo di Basilicata.
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L’Istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi “Masseria La Rocca” interessa un’area di 13,06 kmq ricadente principalmente sul territorio del Comune di Brindisi Montagna (99,6%) ed in minima parte in quello di Potenza (0,4%) conseguito da una joint venture costituita dalla soc. “Rockhopper Italia s.p.a.” (30%), titolare della rappresentanza del permesso, dalla soc. “Total E&P s.p.a.” (38%) e dalla soc. “Eni s.p.a.” (32%).
L’area interessata dal permesso di ricerca è contigua territorialmente con quella del Permesso di ricerca “Serra San Bernardo”, dove è ubicato il sito di “Monte Grosso”, già attinto da due perforazioni nel 1998, che hanno comportato tantissime criticità di natura ambientale, sulle quali sono aperti ancora tanti scenari d’indagine.
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L’iter giudiziario dell’Istanza di ricerca Masseria La Rocca è così travagliato che non è facile descriverne i percorsi, in considerazione della complessità della materia, dell’altalena nel tempo delle competenze tra centro e periferia (Ministero, Governo, Regione) e del susseguirsi di una serie di pronunce (TAR, Consiglio di Stato) che certamente non sono riuscite ad offrire un’omogeneità ed una chiarezza d’interpretazione giurisprudenziale nell’ambito specifico di competenza.
Emblematica è appunto l’ultima pronuncia del TAR per la Basilicata, ossia la Sentenza n. 387/2017.
Innanzitutto preme precisare che il TAR entra nel merito di una Delibera di Giunta regionale che è l’organo esecutivo di attuazione dell’indirizzo politico di una Regione a cui viene riconosciuta per legge una propria discrezionalità politica, nella valutazione degli assetti della pianificazione di un territorio, quale ente esponenziale delle comunità locali.
Nel caso specifico, inoltre, la Giunta non si è limitata ad un “recepimento acritico“, come afferma la sentenza, ma ha fatto proprio un indirizzo “politico” del Consiglio regionale (mozione), corroborato dal parere (pur non vincolante) della Conferenza delle Autonomie, che è un organo istituzionalizzato in seno alla Regione Basilicata, tenendo conto al riguardo delle aspettative, dei rilievi e delle osservazioni provenienti dal Comune di Brindisi M. e dalla comunità di Brindisi M. tramite il Comitato cittadino dei No Triv.
Anche la comparazione dei rilievi sollevati dal Comune di Brindisi M. rispetto alla Determinazione dell’Ufficio Ambientale della Regione Basilicata del 21.08.2009, relativa alla valutazione ambientale ed alle prescrizioni in essa imposte, è del tutto non conferente, in quanto si tratta di una valutazione che fa riferimento alla fotografia ambientale dei luoghi ferma al lontano 2009, ovvero a circa otto anni prima (sappiamo quanto sia importante il tempo in tema di matrici ambientali!), e che attiene ad un ambito completamente diverso, ovvero quello ambientale di spettanza ministeriale, differentemente dall’Intesa di competenza della Regione, che ha una valenza politica in termini di valutazione degli assetti di pianificazione del territorio.
La parte più grave, quindi a maggiore valenza “politica”, della sentenza in questione, è, altresì, la statuizione inerente la perdita del potere da parte della Giunta regionale di poter riesercitare la propria azione.
Infatti, il TAR, con l’accoglimento del ricorso (quindi con l’annullamento della Delibera di mancata intesa) dichiara che oramai il termine a favore della Regione per poter esprimere l’Intesa è decorso, per cui la decisione spetterà alla Presidenza del Consiglio dei Ministri valutando tale situazione come se la Regione Basilicata fosse rimasta addirittura del tutto inerte. E’ veramente assurdo!!!
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La gravità di tale sentenza è enorme, come del resto lo è l’atteggiamento del TAR Basilicata rispetto ai contenziosi inerenti la materia energetica e petrolifera, per cui è necessaria una presa di coscienza forte ed immediata da parte delle Comunità e delle Amministrazioni locali, nonché della medesima Regione Basilicata, in modo da far valere con tutti gli strumenti di legge quelle prerogative costituzionali fondanti lo Stato di diritto e l’ordinamento, in considerazione anche della forte manifestazione di volontà degli italiani consacrata nelle urne al referendum del 4 dicembre 2016 a difesa della Costituzione vigente.
La Regione Basilicata non è esente da responsabilità rispetto alla politica energetica del nostro territorio, poiché ha consentito in questi vent’anni alle multinazionali petrolifere di agire indisturbate per i propri interessi, alimentando nella cittadinanza un atteggiamento di sfiducia nelle istituzioni
Il Comitato No Triv Brindisi ed il Coordinamento No Triv Basilicata chiedono, pertanto, alla Regione Basilicata, contraddistinta in tutte le sue componenti politiche, istituzionali ed amministrative, un impegno ancora maggiore, rispetto al percorso che ha portato alla Delibera di mancata Intesa del 29.12.2016, per il contrasto, in ogni sede opportuna, necessaria e di legge, dell’Istanza di permesso Masseria La Rocca.
Tale impegno, innanzitutto, si deve concretizzare, come già ha avuto modo di evidenziare il Comitato No Triv Brindisi M. nella riunione tenutasi in data 15 giugno u.s. e presieduta dall’Assessore all’Ambiente ed Energia, Dr. Francesco Pietrantuono, nella predisposizione immeditata del ricorso in appello al Consiglio di Stato avverso la suddetta Sentenza con il conferimento di un incarico fiduciario legale a professionisti esterni di affermata competenza specialistica e specifica in materia, in modo da cercare di scardinare, da un punto di vista difensivo, l’atteggiamento oramai consolidato in materia del TAR Basilicata e da poter fare chiarezza in ordine alle prerogative ed alle procedure di legge per affermare il senso di quell’Intesa “forte” radicata in capo alla Regione, che è stata una conquista fondamentale all’interno della campagna referendaria sulle trivelle, che ha comportato il recepimento nella Legge Stabilità 2016 di ben n. 3 quesiti referendari.
Si chiede, altresì, un maggiore impegno concreto ed immediato del Comune di Brindisi Montagna sulla questione, in considerazione anche della non costituzione, quale parte processuale sostanziale, nel giudizio che ha determinato la suddetta Sentenza da parte del TAR.
Parafrasando infine la famosa frase del mugnaio di Potsdam, espropriato, nel ‘700, per un sopruso da parte di un nobile del proprio mulino, è proprio il caso di dire: “CI SARA’ PURE UN GIUDICE A ROMA!”
Comitato No Triv Brindisi Montagna Coordinamento No Triv Basilicata
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