Bertolt Brecht non è stato solo uno dei piú importanti uomini di teatro del Novecento, ma anche un poeta, capace di trasformare ogni verso in strumento di lotta e di persuasione, al servizio di una società libera e democratica. Una società in cui nessuno, neppure l’artista, può essere indifferente a ciò che appartiene a tutti: la politica.
“A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro
che vogliono diventare cittadini degli Stati Uniti
venne anche un oste italiano. Alla domanda:
che cosa dice l’ottavo emendamento, rispose:
1492. Cosí venne mandato via. Ritornato
dopo tre mesi gli posero la domanda: chi
fu il generale che vinse nella guerra civile? La sua risposta fu:
1492. (Con voce alta e cordiale). Mandato via di nuovo
e ritornato una terza volta, rispose
a una terza domanda ancora: 1492. Orbene
il giudice, che aveva simpatia per l’uomo, si informò
sul modo come viveva e venne a sapere: con un duro lavoro. E allora
alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda:
quando
fu scoperta l’America? e in base alla risposta esatta,
1492, l’uomo ottenne la cittadinanza.”
Bertold Brecht, poesie politiche
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