Lo stabilimento FCA di Melfi nel 2015 ha visto 1800 assunzioni di interinali che
Marchionne e Renzi hanno glorificato come grande risultato del JOBS ACT
attaccando chi lo contestava di essere contro il lavoro. Dopo due anni dalle nuove
assunzioni sono state prodotte nel 2016 195.000 vetture ed alla data odierna per il
2017 174.895 nello stabilimento di Melfi. Dopo alcuni giorni di cassa integrazione a
giugno e luglio FCA comunica la CIG per una settimana al mese da settembre a
dicembre e che la Punto va fuori produzione a fine anno con il lavoro a rischio per
1200 lavoratori, interessati già da 6 mesi per una o due settimane di CIG al mese.
Quale é il futuro dei lavoratori e dello stabilimento di Melfi?
Rifondazione Comunista della Basilicata è preoccupata per tutti i Lavoratori che
lavorano nella zona industriale di Melfi per il ricorso alla CIG in FCA e propone nuovi
investimenti sulla vettura elettrica perchè quello e il futuro dell’automobile in
Europa e fare nuovi investimenti anche su una vettura del segmento della Punto per
soddisfare il mercato che sostiene l’economia mondiale.
Rifondazione Comunista denuncia la pratica di FCA di supersfruttamento dei
lavoratori finché il mercato tira e poi scaricare con la CIG sugli stessi e sui
contribuenti i costi di una organizzazione del lavoro concepita solo per il massimo
profitto.
Chi sta con i lavoratori non può condividere questa organizzazione del lavoro.
Governo e Regione che non hanno lesinato nel corso degli anni ingenti finanziamenti
a FIAT-SATA prima ed FCA ora non possono più acconsentire ai desiderata della casa
automobilistica. Hanno il dovere di chiedere che ci sia continuità lavorativa per l’oggi
e per il domani che può essere possibile con la produzione dell’auto elettrica per i
vari segmenti di mercato e che sia giunto il tempo, visto la considerazione unanime
degli effetti dell’automazione del processo produttivo di avviare senza indugi un
percorso di riduzione dell’orario di lavoro partendo dalle 35 ore da subito se
veramente si vuole difendere l’occupazione e non essere servi dell’impresa.
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