Giù le mani dalla sanità pubblica

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Ascolta l’intervista a Libera, componente del Movimento di Lotta per la Sanità Pubblica, lavoratrice dell’ospedale Pascale di Napoli

LE NOSTRE VITE VALGONO PIU’
DEI LORO PROFITTI.

GIU’ LE MANI DAI SERVIZI SANITARI PUBBLICI.

La Sanità in Campania è allo stremo. Ovunque chiudono ospedali e ambulatori, le condizioni igieniche e
l’affollamento sono spaventosi, lunghissime le liste d’attesa. Ormai è chiaro che a ripianare il debito e a pagare la
crisi dovranno essere i cittadini, quelli più in difficoltà: aumentano i ticket da 50 € (prima visita) e 25 € (seconda), e
si introduce il “contributo di solidarietà” di 10 euro per i non-esenti e 5 per gli esenti (disoccupati e familiari sotto 800
€ mensili, pensionati con il minimo, nucleo familiare sotto 1000 €), un “prelievo forzato” . Sempre più spesso i
pazienti, per non dover interrompere la terapia a causa di chiusure improvvise e attese infinite, sono costretti a
rivolgersi ai centri privati, i soli che dal collasso degli ospedali campani hanno tutto da guadagnare!

A Napoli la situazione dei servizi sanitari territoriali è insostenibile, e attraversa ogni quartiere, distretto, presidio.
Medici e operatori andati in pensione non vengono sostituiti da nuovi assunti, per cui prestazioni e ricoveri si basano
sul lavoro straordinario, i pazienti vengono sballottati da una struttura all’altra, gli operatori messi in mobilità e i
lavoratori delle pulizie e lavanderia, quelli di ditte per la manutenzione in moltissime strutture non ricevono
stipendi da mesi. L’utenza, esasperata, protesta contro la mancanza d’igiene in molti reparti (accade al Cardarelli, al
Loreto Mare, al Vecchi Pellegrini), scende in strada per opporsi alla chiusura del pronto soccorso (Ospedale San
Gennaro) o li occupa per la chiusura degli ambulatori (distretto 42).

La condizione più disperata la vivono le persone colpite da patologie tumorali, cresciute esponenzialmente nella
nostra regione negli ultimi anni, grazie ad una politica sui rifiuti fatta di discariche, inceneritori e
inquinamento. All’Istituto Nazionale per la cura dei tumori “Fondazione Pascale” da luglio scorso non si
eseguono più terapie alle pazienti affette da tumori alla mammella, addirittura è di questi giorni la notizia dello
smantellamento di quasi tutto il reparto di Radioterapia. Il motivo sarebbe il rinnovo dei macchinari, dichiarati
obsoleti e addirittura pericolosi (ma fino a luglio né la dirigenza né gran parte dei rappresentanti sindacali si erano
preoccupate dell’incolumità delle pazienti e degli operatori a quanto pare), senza dire in realtà quando e se riaprirà.
Alcuni dirigenti dell’Istituto, dopo le contestazioni, si sono convinti a tenere aperto almeno uno degli impianti di
radioterapia destinati a chiudere. L’unico a opporsi è il direttore del dipartimento, Paolo Muto, che, da testimonianze
di alcune pazienti, pare stia invitando a rivolgersi alle cliniche private. Un chiaro conflitto d’interesse, dato che il prof.
Muto è socio di una catena di centri radioterapici sparsi in tutta la regione. Ai lavoratori se va bene, si chiede
flessibilità, altrimenti resta il licenziamento.

I cittadini campani, che siano pazienti o lavoratori, hanno già sacrificato troppo della loro esistenza. Ora spetta ai veri
responsabili “pagare le cure” per superare questa crisi, contratta dal mercato globale attraverso il virus del liberismo.

MARTEDì 22 NOVEMBRE

ore 11.00

Ospedale Pascale – fermata Metro 1 “Rione Alto”

Movimento di lotta per la Sanità Pubblica

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