106….106 donne uccise nel 2018: una ogni 72 ore, una vittima ogni 72 ore, un FEMMINICIDIO ogni 72 ore!
I femminicidi non sono mai cosiddetti, non sono una conseguenza d’impeto, di una provocazione, di una “deriva irresponsabile” delle sacrosante politiche di rivendicazione femministe.
Sono una drammatica realtà, dolosamente negata, frutto della volontaria e preordinata dequalificazione sociale della figura femminile.
Perché ora è chiaro: si vuole imporre alle donne il silenzio, l’accettazione del sopruso, del comando, colpevolizzando le vittime con logiche di maniera, maschiliste e patriarcali, che giustifichino le coscienze, sporche prima del sangue delle donne e poi di tutti i dolori, gli abusi, i demansionamenti che ci avete autoritativamente imposti, per legittimare nuovamente indecorosi conati di discriminazione sessista!
Squallidi e beceri rigurgiti di un medioevo clericale che speravamo esautorato da un’epoca di diritti e non di colpevolizzazioni; ma che in uno dei momenti più pericolosi di questa repubblica, ci vorrebbe nuovamente ancelle accondiscendenti ai desiderata di genere, di chi da sempre ha provato a toglierci libertà di parola o -peggio- pensiero, giustificandolo con il “dover essere” perché altrimenti sarebbe contro natura (???), consentendo che perfino nelle aule di giustizia ci sia negata la debita tutela!
E siccome colpevoli sempre, comunque, colpevoli per nascita, pertanto punibili; per il solo, sacrosanto diritto di voler essere, persone, prima che “identificazione di genere”.
Non basteranno ridondanti parole e populistiche rievocazioni di valori anacronistici ad azzerare anni di lotte civili, di autodeterminazione e coscienza, di norme liberamente volute e votate da uno stato libero e laico, battaglie figlie della libertà e non dell’asservimento.
Non consentiamo più ingerenze etiche di uomini che pretendono di parlare, agire, legiferare e decidere sulla vita delle donne, sul corpo delle donne, sul dolore delle donne!
Il malcostume è volerci colpevoli a tutti i costi, punibili per forza, necessariamente vittime di una violenza non figlia della incapacità di riconoscerci come cittadine libere ed autodeterminate, ma come pertinenze della figura maschile, dei ruoli maschili, della volontà maschilista.
Il nostro rispetto sarà la nostra voce, che rivendicherà sempre che ESISTIAMO, senza bisogno di legittimazione altrui, non lo stereotipo culturale che volete a tutti i costi cucirci addosso e senza il quale giustificate la violenza.
Chi sventola i valori del rispetto dovrebbe ricordare quelli dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri, di tutti: e tutti quelli che sono stati indegnamente calpestati da parole sessiste destituite di qualsiasi fondamento giuridico.
Perché, lo si ricordi, questo è lo stato dei diritti civili e non della legge del taglione.
Che vi piaccia o no!
Se di catechesi del rispetto pretendete di parlare, che sia del rispetto di genere di tutte le fasce, senza se e senza ma……
Resilienza di Agorà
Rosa di Gerico
Se non ora quando
Frida
Teatro Luca Barba
Manden
Di seguito le dichiarazioni di Filomena Avagliano che conduce Lytherata:
1. Il fenomeno dei femminicidi non è in aumento esponenziale. È un fenomeno che ci impesta da secoli e con numeri altissimi. La differenza è che prima degli anni 60, la maggioranza dei casi veniva rubricata come delitto d’onore, legge giustamente abolita perché vergognosa e ipocrita visto che veniva usata solo come scusa per permettere a uomini violenti, ignoranti e indegni di questo nome di sfangarla. Ma in Italia il fenomeno è da sempre un fenomeno grave. Altro fatto è che grazie alla rete si viene più facilmente a conoscenza dei fatti delittuosi, mentre prima i panni sporchi si lavavano in famiglia. Negare questo è ignoranza e malafede.
Forse il signor senatore Alfonso viveva in un altro mondo, e in un altro pianeta, ma negli anni 50 la donna veniva sfruttata, sottopagata e umiliata (basti pensare al lavoro delle mondine, o alle piccole fabbriche dove le donne lavoravano 12 ore per uno sputo di paga).
O agli anni prima dove le donne non avevano nemmeno diritto di voto perché considerate esseri inferiori.
Ci vuole un coraggio ipocrita e ignorante per dire che le donne venivano rispettate.
Non potevano imparare a leggere e a scrivere, non potevano votare, non avevano diritto di parola. Eppure e grazie anche alle donne che la resistenza ha avuto la meglio sul fascismo, cosa che le gentildonne firmatarie del documento probabilmente erano troppo impegnate a sedersi sul tram e a farsi aprire la porta della balilla. Ricordo che durante il fascismo la donna era quella cosa inutile intorno alla figa (andate a leggervi marinetti e comizi di vari gerarchi)
Dare la colpa agli anni settanta e alla rivoluzione femminista significa non aver capito nulla. La vera rivoluzione sarà quando la donna avrà gli stessi diritti
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